Già dal Paleolitico, nella zona intorno alla valle del Nilo, gli uomini sfruttavano i cereali selvatici,
com'è testimoniato dalle apparizioni di macine e lamine litiche che venivano montate su falcetti.
Nel Mesolitico si sfruttavano specie, quali l'orzo selvatico, l'orzo utilizzato per la birra,
il farro, il grano saraceno, il panico e il sorgo che portarono presto all'agricoltura Neolitica.
In epoca storica lo sfruttamento dei cereali si sviluppò sempre di più
grazie all'organizzarsi dell'agricoltura su larga scala,
tanto che l'Egitto, già famoso per la sua ricchezza cerealicola, divenne celebre come granaio.
Il fertile fango depositato ogni anno dall' inondazione del Nilo
permetteva agli agricoltori di coltivare orzo e farro, gli alimenti base della dieta egizia.
Immagazzinati nei granai, i raccolti venivano poi utilizzati per la produzione del pane e della birra.
La pianura alluvionale era anche adatta alla coltivazione di vegetali
come cipolle, aglio, porri, fagioli, lenticchie e lattuga.
C'erano zucche, datteri e fichi, cetrioli e meloni, ma non agrumi.
L'alimentazione egizia era molto moderata e le pietanze a disposizione
si possono contare sulle dita di un mano.
La maggior parte della popolazione mangiava pane, cipolla e pesce
con contorni di insalate, piselli e lenticchie e come frutta: fichi, datteri e uva.
Pane e birra erano il cibo principale ee erano anche la paga con cui
i faraoni compensavano gli operai, dato che il denaro non esisteva.
Sembra che i primi a scoprire la lievitazione del pane, siano stati gli Ebrei,
ma furono gli Egizi a usarla in larga scala.
Il pane egizio bianco, raffinato e lievitato era chiamato Hori.
La scoperta della lievitazione condizionò il consumo del pane azzimo (non lievitato)
che però non scomparve mai del tutto poiché negli antichi riti religiosi
gli Egizi continuarono ad offrire agli dei focacce azzime.
I sommi sacerdoti dovevano poi mangiare solo pane azzimo.
Sia in Egitto che in Israele il pane bianco veniva mangiato dai nobili
mentre il popolo si cibava di focacce fatte con farine miste
di grano, spelta, crusca e legumi.
Nelle famiglie più ricche erano le serve che avevano il compito di frantumare nel mortaio i chicchi
e di separare con il setaccio la parte nutritiva dei chicchi
dall'involucro che lo racchiude per poi macinarli tra due pietre.
La farina cosi ottenuta veniva mescolata con l'acqua, condita con sale marino,impastata a lungo con i piedi,
Poi davano forma al pane che cuocevano su pietre arroventate.
Più tardi la cottura del pane migliorò perché. la pietra fu chiusa con un vaso
Il pane, veniva cotto anche in una buca scavata nel terreno e rivestita di pietra
nella quale si accendeva un fuoco.
Quando la temperatura era abbastanza alta il fuoco veniva spento,
la cenere tolta e al suo posto veniva messo il pane.
La buca veniva chiusa con una grossa pietra mentre al suo interno il pane cuoceva lentamente.
I primi forni in argilla erano a forma di cono e sulla parte esterna
veniva appoggiato il pane che quando era cotto cadeva a terra.
Dopo aver scoperto la lievitazione gli egizi inventarono un nuovo forno.
Internamente il forno era diviso in due parti; nella parte inferiore ardeva il fuoco
e in quella superiore, cuocevano il pane
Pare che ci fossero circa trenta o quaranta tipi di pane con diverse forme:
triangolare, rotonda ovale ecc, e con vari ingredienti: orzo, farro, frumento ...
Veniva consumato al naturale o arricchito con grasso e uova,
oppure addolcito con miele e frutta.
Vi erano anche focacce, sulle quali si poteva spalmare il miele o una specie di marmellata di datteri.
Ma nel pane vi erano quasi sempre ingredienti sgraditi:
sabbia, pietruzze e insetti.
La fine sabbia del deserto non si poteva evitare così si mescolava alla farina
e produceva una precoce erosione dei denti.
Il pane che si preparava nel III millennio a.C. era molto simile a quello tradizionale,
rotondo, che viene fatto ancora oggi dai contadini dell'Alto Egitto
e che si chiama aysh sham o pane del sole.
Resti di pagnotte mummificate sono stati trovati in diverse tombe,
come quella di Mentuhotep II a Deir el-Bahari.
Per molti secoli nell'antico Egitto il pane fu usato come moneta;
i lavoratori salariati ne ricevevano ogni giorno una quantità sufficiente per tutta la famiglia,
mentre i funzionari importanti avevano a disposizione quotidianamente
centinaia se non addirittura migliaia di forme di pane
che usavano per pagare i loro subordinati.
Sulle tavole dei faraoni, oltre al pane, c'era il ful medames, il piatto nazionale egiziano;
si trattava di piccole fave lessate per ore e insaporite con olio e aromi vari.
Naturalmente il pesce era abbondantissimo e tutti lo potevano mangiare,
sia d'acqua dolce che salata: carpe, pesci fato, muggini, anguille.
Era presente anche presso le case più modeste, conservato in salamoia.
Durante le piene non c'era bisogno di pescare poiché quando le acque si ritiravano
lasciavano sul terreno una grande quantità di pesci.
Negli altri momenti dell'anno il pesce, catturato con gli arpioni,
era riservato ai più ricchi e naturalmente ai faraoni.
Un alimento di cui gli antichi Egizi erano particolarmente ghiotti era il batarekh,
la bottarga di cefalo di palude, cioè le uova di pesce essiccate.
Ma il piatto tipico di faraoni e contadini era una zuppa con molte verdure
e poca carne di pollo, anatra o agnello, aglio, cipolla,
olio e pepe, a base di melokhia, una verdura simile agli spinaci, usata ancora oggi.
Esistevano grandi allevamenti di pollame e di bovini che fornivano carni di ogni genere.
Le fertili rive del Nilo fornivano molto foraggio per gli animali da allevamento.
Buoi e mucche erano utilizzati soprattutto per l'aratura e non come animali da carne;
questa era fornita invece dalle specie di taglia più piccola come capre, pecore e maiali.
Pecore e capre fornivano soprattutto il latte usato prevalentemente per produrre formaggi.
Dall'allevamento e dalla caccia nelle paludi venivano anatre,
oche piccioni, quaglie e pellicani con le relative uova.
La selvaggina di palude, soprattutto anatre, uccelli di passo e aironi, veniva semplicemente arrostita o stufata.
Lo strumento più usato per questo tipo di cottura era ciò che oggi viene detto tajine,
un orcio di terracotta dal collo stretto, che permetteva di cucinare
il cibo a fuoco lento mantenendolo umido, poiché solo poco vapore veniva disperso.
Si consumava poi carne suina e ovina, più raramente quella bovina.
In cucina c'erano pentole fatte di terraglia che venivano riscaldate con legno o carbone.
padelle, piatti, ciotole e bicchieri di terracotta.
La carne era cucinata lessa, arrosto o allo spiedo.
La dieta era integrata con latticini, verdura e frutta.
Gli egizi consumavano tre pasti al giorno.
La cena era quello principale.
La giornata iniziava con una prima colazione a base di fave,
cotte lentamente e insaporite con aglio e limone.
Seguiva il pasto di mezzogiorno: pasticcio di carne e verdure con pane schiacciato
(oggi detto "pane arabo" o pita) che fungeva anche da piatto,
accompagnato da legumi freschi, soprattutto piselli, verdure crude
come cipolle, aglio, cetrioli, sedano, radicchio e olive, e poi molta frutta.
Quest'ultima consisteva di solito in datteri, prugne, fichi, melograni, uva, mandorle e noci.
I genitori sedevano sulle sedie mentre i bambini stavano sui cuscini.
Alla fine della giornata di lavoro il banchetto della sera veniva servito in giardino,
sotto una tenda; si mangiavano oche arrostite e carni stufate con salsine;
infine veniva servita la frutta.
La tavola era riccamente apparecchiata.
A tavola non usavano ni coltello (che però esisteva) nè forchetta
(che era del tutto sconosciuta): si portavano il cibo alla bocca con le mani.
che venivano deterse in appositi catini pieni d'acqua.
Nelle case più ricche i servizi da tavola erano di materiale pregiato,
come l'alabastro e i cibi venivano serviti da eleganti ancelle.
Tuttavia i re e i cortigiani a volte avevano
servizi da tavola anche d'oro o d'argento.
Il pasto si consumava accomodati su stuoie e cuscini.
Nel Nuovo regno, i rappresentanti dei ceti elevati introdussero la moda
di sedersi su sedie davanti a tavoli alti.
Nelle case dei ricchi il cibo era servito da numerose domestiche e da giovanetti.
E non mancavano la musica e le affascinanti danzatrici.
Ai banchetti si offrivano cibi vari a profusione,
dalle anatre, oche e manzo all'orice e alla gazzella, oltre ai maiali,
pecore e capre che venivano bollite e arrostite.
Si beveva vino, birra e un liquore a base di succo di melograno;
tutto questo mentre si suonava e si danzava.
Il vino si produceva soltanto per gli aristocratici e i più abbienti.
Il popolo non lo assaggiava mai; beveva birra
e, a quanto risulta, ogni tanto si procurava anche solenni ubriacature
che tuttavia, stando ad alcuni testi giunti fino a noi,
non erano considerate disdicevoli.
I poveri mangiavano pesce secco, pane e verdure;
la carne era costosa perché scarseggiava, quindi veniva mangiata in occasioni di feste.
Si mangiavano solo carni di ovini o di manzo perché la mucca era sacra.
La birra era la bevanda più diffusa mentre il vino era in gran parte importato.
L'uva cresciuta nel delta del Nilo o nelle oasi del deserto occidentale
veniva raccolta per fare il vino o lasciata seccare e utilizzata come uva passa.
Le persone meno abbienti mangiavano meno carne e pollame e più pesce.
Sulla tavola sia del ricco che del povero non mancavano i cereali.
Le zuppe di verdure erano il piatto ricorrente, arricchite con gallette di pane.
Per completare il menu, dolci a base di mandorle
e frutti tropicali come il mango e l'avocado.
Il clima caldo creava qualche problema per la conservazione della carne
che veniva riservata alle grandi occasioni.
Prodotti tipici erano anche porri, ravanelli, meloni, datteri, cetrioli e noci.
IL MAIALE
In Egitto questo animale appare fin dalla Preistoria,
era una specie selvatica facilmente addomesticabile e veniva allevato
sia per essere consumato che per essere utilizzato in agricoltura
per affondare il grano seminato nella fanghiglia.
I maiali, come è stato in uso ovunque fino a pochi decenni fa,
rappresentavano anche lo strumento più diffuso per lo smaltimento dei rifiuti alimentari,
un problema molto avvertito dalla popolazione del Nilo poiché,
a causa del clima, i residui di cibo abbandonati o gettati nel fiume
diventavano spesso il focolaio di infezioni che si abbattevano periodicamente sull'Egitto.
Appare raramente nelle raffigurazioni perché considerato dagli Egizi
come impuro (come nel Giudaismo e nell'Islam).
Questa idea deriva dal fatto che il maiale per la sua aggressività e voracità
veniva affiancato a Seth, zio e nemico di Horo, assassino di Osiride.. .
"Se qualcuno ne sfiora uno passando, deve immergersi nel fiume con tutti gli abiti;
quanto ai guardiani dei porci, benché siano egiziani di nascita,
sono i soli fra tutti che non possono entrare in alcun santuario.
( Erodoto)
Nel Libro dei Morti Seth attacca Horo sotto le spoglie di un cinghiale nero
e gli divora un occhio (che corrisponde alla fase di luna
nuova nella simbologia lunare).
Nel Libro delle Porte, il maiale è il simbolo del male che viene recato ad Osiride da una scimmia.
Nei testi tardivi, per esorcizzare Seth, si stregava e si tagliava
un dolce a forma di porcellino e, nei santuari e nei templi,
era formalmente proibito "imitare la voce del maiale".
Seguendo tale mito, in Bassa Epoca apparvero amuleti raffiguranti il maiale
ed i suoi porcellini, simboli di fertilità, maternità e sorgente di vita, appunto connessi a Nu.
La conservazione del cibo era piuttosto limitata grazie ai due raccolti annuali
che le piene del Nilo permettevano.
La frutta veniva essiccata al sole, la carne era fatta stagionare in succo di limone;
altri cibi venivano essiccati e messi sotto sale.
LA BIRRA
La birra era la bevanda più apprezzata dagli Egizi;
sulle stele funerarie, sulle pareti delle tombe, su quelle dei templi, l'offerta principale era "pane e birra".
Sulle rappresentazioni funerarie è possibile vedere il defunto
seduto ad un tavolo su cui, fra le varie offerte, c'è sempre la birra.
che faceva parte del salario dei lavoratori.
Infatti, per le sue alte qualità nutritive e la bassa gradazione alcolica
veniva considerata tanto come bevanda che come cibo.
La birra egizia veniva preparata dall'orzo (Hordeum vulgare, nella varietà di H. hexastichum e H. tatrastichun)
o dal frumento (Triticum dicoccum); macinata e impastata, la farina
era trasformata in un impasto che veniva cotto solo in superficie.
Questa sorta di pane veniva poi lasciato a macerare in acqua,
spesso insaporita con datteri o altra frutta,
tanto allo scopo di zuccherarla un po', quanto per aromatizzarla.
Con questo procedimento si faceva fermentare tanto la pasta quanto il liquido,
che veniva poi filtrato in appositi vasi.
Ne derivava un liquido spesso e denso, spesso non molto alcolico, e nutriente
che, secondo i Greci (Diodoro), non era inferiore al vino né per gusto né per qualità.
Essa non poteva essere conservata a lungo e spesso s'inacidiva;
tuttavia poteva essere trasportata in giare sigillate.
Gli Egizi attribuirono a Osiride, protettore dei morti,
linvenzione della birra ed essendo stretto il legame tra birra e immortalità,
i più ricchi si facevano costruire delle birrerie in miniatura per le loro tombe.
Ai Faraoni erano dovuti come tasse dalle città, dai territori e dalle province,
migliaia e migliaia di vasi di birra e, come per i Sumeri, il salario minimo era liquido (due anfore di birra al giorno).
Birra era sinonimo di vita e le sue virtù curative erano famose:
il papiro Ebers ci offre 600 prescrizioni mediche per alleviare le sofferenze dellumanità
il cui ingrediente principale è la birra.
Le scuole superiori insegnavano la fabbricazione della birra prima della scrittura e della lettura,
la vendita della birra in cambio di oro e argento era proibita
in quanto il venditore poteva solo esigere orzo in quantità uguale alla birra venduta,
pena lessere gettato nel fiume
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