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EGIZI



 


LA FAMIGLIA

La composizione della famiglia egizia si può considerare moderna per struttura:
si componeva infatti di padre, madre e figli che non erano ancora usciti di casa e i parenti più vicini.
Una delle massime aspirazioni dell'egiziano era proprio quella di mettere su famiglia
e un uomo non era realizzato se non riusciva a raggiungere questo scopo.



Numerose sono le poesie e canzoni d'amore scritte dagli Egizi e che nulla hanno da invidiare
alla nostra letteratura romantica.
Nell'antico Egitto. infatti, la poesia d'amore era molto diffusa,
sono giunti fino a noi molte testimonianze di questo genere.
Ma per meglio comprendere lo stile e la scrittura, ecco alcune poesie.

Eccola, guarda,
è come la stella luminosa
all'inizio di una bella annata.
Lei, che risplende di perfezione,
brillante di pelle,
con occhi belli quando guardano
e labbra dolci quando parlano,
non ha mai una parola di troppo.
Alto il collo,
il petto chiaro,
capelli come lapislazzuli,
braccia che superano lo splendore dell'oro,
dita che assomigliano ai boccioli di loto,
languide le reni,
sottili le anche.
Fa in modo che ogni uomo
si volti a guardarla...
Anonimo Egiziano (XVI-XI sec. a.C.)

Guarda ...... fiordalisi !
Il mio cuore appartiene a te
come il fiordaliso al grano.
Ogni cosa che tu vorrai,
tra le tue braccia poserò.
Tu, immagine del mio desiderio,
sei un balsamo per gli occhi.
Vedere te, al mio sguardo dà luce
e ti stringo forte a me
per sentire meglio il tuo amore,
tu, sposa del mio cuore.
Come è bella quest'ora !
Potesse - fra le tue braccia -
perdurare in eterno.
Tu mi facesti rinascere il cuore,
e ora, se gioisce o se piange,
non andare mai via da me, mai
Anonimo Egiziano (XII sec. a.C.)



Ai figli venivano trasmessi beni, sapere e professione.
La famiglia nell'antico Egitto stava alla base dell'organizzazione di tutto lo stato.
Era monogamica: solo il faraone si permetteva uno o più harem,
ma c’era l’abitudine di sposarsi tra parenti e per il faraone questo era addirittura un obbligo.
Il nobile egiziano aveva una moglie legale che deteneva il ruolo di "Signora della Casa",
ma poteva avere anche delle concubine.
La moglie legale aveva tuttavia la supremazia ed era trattata in modo particolare;
solo i suoi figli erano gli eredi.
La moglie del nobile non condivideva col marito solo la vita sociale,
ma anche quella pubblica, seguendolo nel suo compito
di supervisore dei lavori nei campi o in altri compiti nobiliari.
Non si conoscono documenti egizi definibili come contratti matrimoniali
né vi sono accenni a cerimonie attinenti allo sposalizio.
Probabilmente il fatto stesso di una donna che si trasferiva, con la sua dote,
nella casa di un uomo per esserne la compagna,
con l'approvazione dei parenti, costituiva di per sè un contratto valido per la società.
L'incesto era praticato comunemente ma bisogna ricordare
che l'etica dell'antico Egitto è completamente diversa dalla nostra.
Se il padre era l'autorità indiscussa della famiglia, la madre era sempre la dea del focolare,
la "dea Iside della casa".
Nella famiglia e nella società egiziana, la donna non era considerata come un essere inferiore,
godeva anzi di una dignità che presso altre civiltà contemporanee era sconosciuta.



In caso di morte del marito, la donna diventava capofamiglia
ed acquistava tutti i poteri sui beni e sui figli.
Poteva raggiungere anche posizioni sociali di grande responsabilità:
una donna, la regina Hatshepsut governò l’Egitto in un periodo del secondo millennio.
I rapporti con le famiglie d'origine
continuavano anche dopo il matrimonio in modo molto cordiale
Fino alla V Dinastia ci sono scene dipinte dove la sposa
è ritratta sempre accanto allo sposo, spesso con tutti i figli.



Viene ritratta anche quando il marito assiste a feste, danze,
quando riceve i dipendenti, quando va a caccia o a pesca.
Alla fine della giornata vediamo gli sposi giocare insieme.
Questa unione familiare raggiunse vertici di altissima umanità con Akhenaton,
che diventerà con la moglie e le figlie una testimonianza visibile
dell'amore di Aton localizzato nella famiglia.
Tutti i dipinti eseguiti nel breve periodo amarniano riportano
scene di vita familiare del "faraone eretico".
Lo troviamo raffigurato sempre con la sposa Nefertiti e le figlie.
Appena mezzo secolo più tardi questa spiritualità si affievolì
e anche il matrimonio diventò un semplice contratto fra il padre della sposa e il futuro marito.
Comincio ad essere stipulato anche un contratto matrimoniale in cui venivano precisate
le clausole di indennizzo in caso di divorzio.
Il divorzio era abbastanza comune nell’antico Egitto, e poteva essere richiesto
sia dall’uomo che dalla donna.
Consisteva nella separazione dei due coniugi, e dava loro la possibilità di sposarsi nuovamente.
Oltre che per mancanza di figli, un uomo poteva ripudiare la propria sposa perché adultera.
Poiché l’adulterio era considerato un atto deplorevole,
portava alla perdita, da parte della donna, dei propri beni,
cioè della dote che aveva portato con sé al momento del matrimonio
e delle proprietà in comune con il marito, che le sarebbero spettati
in caso di divorzio non per sua colpa.
Il fatto che solo l’adulterio femminile fosse condannato
era legato alla concezione stessa del matrimonio,
il cui scopo principale era quello di generare figli legittimi.
In caso di divorzio, il marito doveva versare alla ex-moglie
un terzo della quota fissata nell'accordo di nozze per il suo mantenimento
La nascita dei figli era vissuta con grande attesa nella famiglia egizia.
Dal momento che il tasso di mortalità infantile era molto elevato,
la partoriente si poneva sotto la protezione di varie divinità
legate alla sfera del culto familiare.
Tra queste Bes, rappresentato come nano deforme
che mostrava la lingua per spaventare le forze del male,
e la dea Thueris, l’ippopotamo-femmina gravida.



Al neonato veniva immediatamente dato un nome, considerato importantissimo dagli egizi
in quanto aspetto fondamentale della personalità.
I figli venivano allattati dalla madre o, se erano di famiglia abbiente, da una balia.
La madre si occupava anche dell’educazione dei figli nei primi anni di vita.
In seguito, i maschi venivano presi in custodia dal padre, che li avviava
alla professione da lui svolta e forniva loro un’istruzione di base.
I Greci, che visitarono lEgitto, si meravigliarono di non trovare l'usanza,
tipica della Grecia e delle altre civiltà` di esporre i neonati,
cioè di abbandonare per la strada i bambini che il padre non voleva allevare.
Ciò non avveniva anche perché il paese era così fertile
che permetteva in genere di sfamare tutta la popolazione.
Un figlio era accolto con gioia, veniva abbandonato solo se aveva delle deformità,
in quanto pensavano che fosse colpito dalla maledizione degli Dei.
Fin dalla nascita l'antico Egizio veniva protetto dalla morte.
Al momento della nascita le sette fate decidevano il destino del neonato
che, essendo già scritto, era combattuto da scribi e sacerdoti
che, per poterlo modificare, elaborarono la scienza degli oroscopi:
l'anno era diviso in giorni fasti e nefasti a seconda delle ricorrenze di avvenimenti mitici.
Veniva inoltre predetto, tramite appositi calendari, il tipo di morte del nascituro.
I primi gesti e le prime voci erano considerate dei segni da cui trarne le sorti future.
La massima aspirazione per un padre era quella di vedere il proprio figlio succedergli nella carica.
L'educazione dei figli era una vera e propria preoccupazione costante per i genitori
che volevano offrire loro un sicuro avvenire..
Le varie professioni si imparavano fin dall'infanzia presso i numerosi laboratori artigianali
che, nella maggior parte dei casi appartenevano agli stessi genitori
Chi voleva intraprendere una carriera statale doveva innanzitutto frequentare
una scuola di scribi che era esclusiva ed accessibile solo ai maschi,
mentre le femmine rimanevano a casa per imparare le arti femminili dalle madri.



Grazie ai numerosi testi sappiamo che gli egiziani tenevano molto anche
all'educazione morale noti sotto forma di consigli tra padre e figlio.
Questi famosi insegnamenti contengono numerosissimi consigli
che vanno dal comportamento da tenere in società <
al miglior modo per poter far carriera, dalle varie aspirazioni
(casa, famiglia, tomba, ecc. ) all'umiltà e alla pietà  verso i meno fortunati.
Il sistema egizio permetteva a chiunque di far carriera fino ai più alti livelli.
Per arrivare a questo era necessario innanzitutto una profonda cultura
resa possibile solo attraverso la scuola che, essendo un'istituzione monarchica,
si trovavano spesso nelle vicinanze del palazzo reale
oppure presso le proprietà reali periferiche.
Capitava cosi che il figlio di un contadino, frequentando queste scuole
aperte a tutti, si trovasse fianco a fianco ai figli dei nobili e con i principi reali.
Una volta adulti, i figli avevano l’obbligo di prendersi cura dei genitori;
se essi erano defunti, dovevano onorarne la memoria eseguendo i riti opportuni.
"Se tu sei saggio, costruisci una casa e fonda un focolare&".
Così raccomandava Ptahhotep, visir della V dinastia,
e questo sembra essere stato il maggior desiderio degli antichi egizi.
La libertà di cui godevano i giovani permetteva loro di conoscersi
e di trovare l'anima gemella senza l'intervento della famiglia.
Si sposavano tra i 12 ed i 15 anni per formare una famiglia,
ma non dobbiamo dimenticare che all'epoca l'aspettativa di vita in media era di 40 anni.





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