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EGIZI



LA MUSICA



Molti scrittori e filosofi dell’antica Grecia ci hanno tramandato notizie
riguardanti l’importanza della musica e danza nella civiltà egiziana
Secondo Platone gli antichi egizi studiavano fin dalla gioventù danza e musica
e l’interesse per queste due arti era dovuto agli effetti benefici
che queste avevano sul corpo e sull’anima di ogni individuo.
Per gli Egizi la musica aveva un ruolo molto importante:
la leggenda dice che sia stato il dio Thot a donarla agli uomini.



La musica era considerata quindi un dono del cielo ed era fonte di letizia e serenità.
 Il suo nome era, infatti, “Hy” che significa gioia, beatitudine
Musica e religione nell'antico Egitto mantenevano legami profondi.
L’arte di modulare i suoni era un mistero e solo pochissimi iniziati
avevano accesso al suo mistico significato.
Canto e musica strumentale erano quindi coltivati dai maghi, dai sacerdoti
e da tutti gli addetti alle funzioni del tempio.
Cantori e musicisti scortavano le processioni durante le solenni cerimonie
e i musicisti di corte, erano considerati sudditi privilegiati del faraone,
occupando uno dei ranghi più elevati della scala sociale.

Ad esempio, la cantante Iti, epoca V dinastia, è raffigurata
con l'arpista Hekenu in un rilievo della necropoli a Saqqàra.



Intorno al V millennio a.C. vennero introdotti i primi strumenti musicali,
quali bacchette, tavolette e sonagli, utilizzati in rituali totemici.
Le danze erano soprattutto propiziatorie alla caccia, di fecondazione e di iniziazione.
Nell'Antico Regno si creò l'usanza dell'orchestra composita,
comprendente vari flauti, clarinetti e arpe arcuate, con un'ampia cassa armonica.
Si trovavano poi i crotali, il sistro, legato ad Hathor,
la tromba, utilizzata in guerra e sacra ad Osiride,
il liuto ed il flauto, sacro ad Amon.
Dea della musica, della danza, della poesia e dell´amore era Hathor,
il cui nome significa "Il tempio di Horo",
ovvero colei che in qualità di matrice celeste contiene Horo, il protettore del faraone.
La dea viene raffigurata come una vacca immensa che rappresenta il cielo
e che offre il suo latte alle stelle per nutrirle e farle risplendere.



Durante il Medio Regno si introdussero il tamburo, la lira e alla danza rituale
si aggiunse quella definibile professionale ed espressiva,
in quanto aveva lo scopo di intrattenere lo spettatore.
Il tipico strumento egizio, il sistro vide, in questa epoca, un allargamento del suo utilizzo.



Strumenti più sofisticati dovettero attendere più a lungo.
I primi ad apparire dopo le percussioni furono gli strumenti a fiato
(flauto, corno) e a corde (lira e cetra), di cui esistono
testimonianze greche, egizie e mesopotamiche anteriori al X secolo a.C.



Queste civiltà conoscevano già i principali intervalli fra i suoni
(quinte, quarte, ottave), che erano usate come base per alcuni sistemi di scale.
Da uno studio di Sachs sull'accordatura delle arpe è emerso che gli Egizi
utilizzavano una scala pentafonica discendente e che conoscevano la scala eptafonica.
Purtroppo scarse sono le notizie intorno all’arte musicale di questo popolo,
perché non ci sono pervenuti né documenti di melodie, né trattati teorici.
Unica testimonianza di una diffusissima pratica musicale
sono le pitture funerarie e le sculture;
ma simile genere di documentazione se ci rivela la forma e varietà degli strumenti egizi,
non ci dice a qual sistema di musica fossero applicati, né la loro intonazione.



Esistevano due tipi di musica: quella sacra e quella profana.
Potevano fare musica sacra solo i sacerdoti,
che erano considerati parenti stretti del Faraone,
 che a sua volta era considerato figlio del dio sole Ra.
La musica profana, invece, dapprima era riservata ai cantori e ai musici di corte maschi
e, solo in seguito, questo privilegio venne concesso anche alle donne,
purché appartenenti a una famiglia nobile.



Nel tempio erano presenti anche danzatori e danzatrici addetti al culto,
molto spesso di provenienza straniera.
Durante i funerali erano seguiti dai lamenti funebri con danzatori e suonatori.
Al di fuori dell'ambito strettamente rituale sono rimasti canti di lavoro
(per la mietitura, per la trebbiatura, per la pigiatura dell'uva),
canti d'amore e esecuzione musicali, sia vocali che strumentali, durante le feste.



Alla corte del faraone i musicisti godevano di una grande importanza,
testi risalenti all’antico regno ricordano i nomi di tre
famosi musicisti chiamati “direttori del canto reale”.
La loro professione era talmente importante da ricoprire anche
la carica di "direttori di tutti i divertimenti reali”.
Grazie agli scambi commerciali e alle conquiste effettuate nel Nuovo Regno
si diffusero in Egitto molti strumenti di origine asiatica.
La stele di Amenhotep II ritrovata a Menfi ricorda come il faraone
avesse introdotto presso la propria corte
270 musicisti asiatici provvisti di preziosi strumenti in argento e oro.
Molte testimonianze scritte ci permettono di conoscere le parole
di alcune canzoni intonate alla corte del faraone
anche se rimangono ignote le melodie che accompagnavano le canzoni.
Una di queste dice: “Davanti a te ci sia musica e canto,
gettati alle spalle crucci e pene e volgi l’animo alla gioia
finché si leverà il giorno in cui dovremo viaggiare verso quella terra che ama il silenzio.".
Una caratteristica della pratica musicale egizia era la “chironomia“,
cioè la direzione di un complesso musicale mediante alcuni gesti e movimenti della mano.
Il chironomo egiziano (direttore d'orchestra) era, a volte, contemporaneamente,
anche cantante e stava accovacciato di fronte ai musicisti,
batteva un bastone o faceva ampi movimenti delle mani per dare il ritmo.



I movimenti chironomici che più frequentemente compaiono sono il pollice che tocca l’indice
e va a formare una specie di anello e la mano con le dita tese.
Gli studiosi ritengono che questi due diversi e ricorrenti atteggiamenti della mano
stiano ad indicare, in termini di armonia, la nota fondamentale e la quinta.
I successivi gradi di una scala sarebbero indicati dalla differente
inclinazione del braccio rispetto all’avambraccio,
per cui più acuto è l’angolo, più acuta è la nota.
Sulle sculture e sulle pitture murali la musica è, per lo più, collegata con quelle scene
in cui gli artisti rievocavano la vita dei grandi personaggi
per mostrare e sottolineate le gioie dell'aldilà.
Fin dalle più lontane dinastie gli Egiziani coltivarono la musica,
collegandola alle loro divinità e alle manifestazioni religiose.
La scuola dove si imparava a cantare e suonare era l’Accademia Reale.
Il fatto di non avere documenti scritti, è probabilmente dovuto al fatto che,
come in altre civiltà antiche, la musica era di tradizione orale.
I sacerdoti erano i custodi della musica sacra, ma l’esecuzione
era quasi sempre affidata agli schiavi
che si tramandavano oralmente le musiche
perché non esisteva ancora una scrittura musicale.
I canti profani, invece, parlavano di lavoro o di amore.
Ciò non toglie però, che anche la musica popolare e profana
occupasse un posto importante nella vita e nei costumi di quel civilissimo popolo.
Non è escluso infatti, che alcuni canti di battellieri
che ancora oggi echeggiano lungo il sonnolento corso del Nilo,
abbiano origini remotissime e si possano far risalire
fino agli analoghi canti dei loro illustri antenati.
Nell’antico Egitto era già conosciuta una scala di sette suoni,
che venivano collegati con i giorni della settimana
e con i sette pianeti allora conosciuti.
Non abbiamo, purtroppo, alcuna testimonianza, come già detto,
di questa musica considerata una fonte divina di letizia
Frequenti raffigurazioni tombali riportano immagini di ballerini ed acrobati
che piegano i loro corpi durante le esibizioni di danza che accompagnavano
le processioni religiose o allietavano i banchetti reali.
I ballerini si esibivano in coppia o in gruppi più o meno numerosi,
la danza era un divertimento indispensabile per rallegrare i banchetti reali
ed era considerata l’espressione naturale della gioia.



La tomba di Tebe appartenuta a Kheruef, scriba reale sotto Amenhotep III,
contiene una pittura che rappresenta il giubileo reale;
durante la cerimonia sono raffigurati trenta danzatori che eseguono una complessa coreografia.
La “danza degli specchi” era un ballo che vedeva un gruppo di giovani donne
muovere armoniosi passi, vestite con lunghi abiti bianchi, gioielli multicolore
e un’acconciatura formata da lunghe trecce che terminavano
con dischi di metallo colorato.
In mano le donne tenevano degli specchi
con manici decorati con immagini della dea Hathor.
Nel medio regno alcune celebrazioni funebri erano accompagnate
dai “Muu” degli attori / danzatori che accompagnavano
i defunti fino all’ingresso della necropoli.
In seguito ai frequenti contatti dell'Egitto con il vicino oriente
la musica e la danza subirono le influenze asiatiche,
la danza diventò più sensuale e i movimenti si fecero più flessuosi ed aggraziati,
e le lunghe vesti delle ballerine si trasformarono in abiti succinti,
spesso ridotti a corti e trasparenti gonnelline.
Gli strumenti musicali più usati erano:
i crotali, i sistri, i tamburi,i tamburelli,le trombe
I Crotali sono strumenti a percussione in legno o avorio.
Molti esemplari rimasti sono intagliati a forma di mani
e decorati con teste umane o animali.
I sistri sono sonagli di bronzo o rame muniti di dischi di metallo infilati su una o più bacchette.
Il suono viene prodotto attraverso lo scuotimento dello strumento.



Con il sistro viene sovente raffigurata Hathor,dea della musica, della danza e dell'amore.
In antico egiziano il sistro si traduce con il termine "seshesh"
che con tutta probabilità è una onomatopea.
Il suono del sistro aveva il potere di scacciare il male e le forze negative.
Ne possiamo trovare di due tipi:
una scatola a forma di naos che sormontava la testa della dea
o una semplice croce ansata con alcune asticelle mobili sopra una testa hathorica.
Durante le cerimonie in onore di Hathor, la sacerdotesse scuotevano e facevano tintinnare il sistro
rallegrando così la dea e scacciando gli spiriti maligni.
A Dendera era considerato un importante oggetto sacro,
tanto che uno dei nomi del tempio di Hathor era"castello dei sistri".
Il sistro fu utilizzato anche dalle figlie maggiori di Akhenaton e Nefertiti
che sono spesso raffigurate durante le cerimonie ufficiali,
mentre agitano il sistro al seguito della coppia regale.



I Tamburi erano di varia foggia.
Alcuni hanno forma cilindrica con due membrane tese con una rete di corda
mentre altri hanno la forma di un barile.
Questi tamburi si suonavano appendendoli al collo dell'esecutore con una cinghia.
I Tamburelli potevamo essere di due tipi:
a cornice circolare e a cornice rettangolare con i lati concavi.
Entrambi erano usati insieme al liuto, all'arpa e alla lira per dare sostegno alla danza.



Le Trombe erano ad uso militare come le due trombe rinvenute nell'anticamera
della tomba di Tutankhamen in argento e in rame.
Le campane di legno sono stuccate e dipinte con i cartigli del Re.
I due strumenti furono suonati in varie occasioni in epoca moderna
ed esiste una registrazione del 1939 effettuata dalla BBC.
Le trombe erano sacre al culto di Osiride.
c' era la tromba corta, usata per trasmettere gli ordini e suonata da un singolo trombettiere,
e quella lunga e d'argento suonata da araldi in drappello.



Nelle raffigurazioni dei pranzi nobiliari del Nuovo Regno erano quasi sempre presenti
uno o più arpisti che suonano e cantavano,oppure un trio strumentale
formato da arpa, liuto e oboe, cui si aggiunse più tardi la lira;
le esecuzioni venivano accompagnate dal batter delle mani.



Nel terzo secolo a.c. l'egiziano Ctesibio di Alessandria inventò l'hydraulos,
o organo idraulico, funzionante ad aria, ma sulla base del principio idraulico dei vasi comunicanti.







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