Privacy Policy ETRUSCHI ECONOMIA


ETRUSCHI

ECONOMIA




L’ECONOMIA

Grande fu il livello di ricchezza raggiunto dal popolo etrusco
nel corso della sua lunga storia.
Le città e le campagne fervevano di ogni attività:
commercio, agricoltura, attività manifatturiera
ed estrattiva, grandi opere civili e militari.
Situati in una regione cardine per i traffici commerciali tra oriente ed occidente,
i mercanti etruschi seppero sfruttare al meglio questa posizione di favore.
Essi, garantito il controllo del Tirreno dalle loro flotte militari,
non erano meno noti dei Greci e dei Fenici,
ai popoli che abitavano le coste del Mediterraneo.
Anche le vie commerciali di terra che portavano
verso il nord Europa erano battute dagli Etruschi,
che in tal modo fungevano da tramite tra le civiltà progredite
del bacino orientale del Mediterraneo e quelle meno sviluppate dell'Occidente.
I prodotti per cui gli Etruschi erano più conosciuti, erano: il vino,
i vasi, tra cui i buccheri, le suppellettili e le armi in bronzo.


Anfore per il vino

Il paesaggio rurale dell'Etruria era ed è caratterizzato ancor oggi
da un susseguirsi di zone collinose coperte
da una fitta vegetazione boschiva e ricche di acque.
Nella parte meridionale, alle colline si affiancano rilievi montuosi
che circondano laghi di origine vulcanica.
La ripartizione del territorio fu alla base della nascita del popolo etrusco:
i confini delle proprietà erano ritenuti sacri ed inviolabili,
e accuratamente marcati da cippi in pietra.
L'agricoltura degli Etruschi era tecnicamente avanzata,
in particolare erano esperti nel drenaggio e nella bonifica dei terreni paludosi.
Varrone considerava originaria dell’Etruria l’arte dei rabdomanti,
gli uomini capaci di “scoprire” le vene d’acqua, nascoste nelle profondità della terra.



Le principali colture erano quelle del grano, orzo, miglio, fave, lenticchie.



I contatti con la civiltà greca portarono molti benefici all'agricoltura:
la rotazione delle colture; dal VII secolo a.C. la coltivazione della vite
che ebbe grande diffusione e produsse vini esportati in tutto il Mediterraneo
e, a partire dal V secolo a.C. la coltivazione dell'ulivo
La produzione delle olive però, non fu mai considerata importante dagli autori antichi;
mentre del vino etrusco, (anche se in senso talvolta negativo),
scrivono sia Orazio che Marziale.
Il vino bevuto nell'antichità era molto diverso da quello d'oggi:
denso, fortemente aromatico, ad elevata gradazione alcolica.
Il primo mosto ottenuto dalla vendemmia veniva in genere consumato subito,
mentre il restante veniva versato in contenitori di terracotta
con le pareti interne coperte di pece o di resina.
Il liquido veniva lasciato riposare, schiumato per circa sei mesi
e a primavera, infine, poteva essere filtrato
e versato nelle anfore da trasporto.
Il liquido così ottenuto non veniva bevuto schietto
ma mescolato, all'interno di crateri, con acqua e miele,
e travasato nelle coppe dei commensali, servendosi di attingitoi .
Sulla mensa, il vino era contenuto in brocche e vasi a doppia ansa (stàmnoi),
mentre per l'acqua si utilizzavano spesso piccoli secchi, denominati sìtule.



Il territorio etrusco era celebre per la sua fertilità,
questo accadeva per le sue caratteristiche geologiche e per l'intervento dell'uomo.
Gli Etruschi furono infatti capaci di grandi opere di ingegneria civile,
come acquedotti scavati nella roccia, cambiamenti del corso di fiumi,
bonifiche di grandi tratti di territori costieri paludosi,
una fitta rete di canalizzazioni per l'irrigazione,
e di strade anche scavate nel fianco di montagne.




Schiavi che pestano l’uva

Non sembra invece che gli Etruschi si occupassero della coltura degli ortaggi,
che per caratteristica, causa la facile deperibilità,
non potevano diventare merce di scambio con territori lontani. <
L’attrezzatura dell’agricoltore comprendeva: zappe, falci,
vanghe e aratri leggerissimi dotati di vomeri di ferro.
L’aratro, in principio trainato dalla forza dell’uomo
con il passare del tempo venne trascinato dai buoi.



Il territorio ricco di pascoli si prestava anche all'allevamento:
Le specie più comuni erano i bovini, i suini e gli ovini,
per l'alimentazione ed il lavoro; gli equini per il trasporto ed il combattimento.



La fauna dell'entroterra, lepri, cinghiali, uccelli,
cervi, caprioli, forniva abbondante cacciagione,
e ancora in età romana la costiera etrusca era famosa per la pescosità delle sue acque.


Affresco della caccia e pesca – Tarquinia

La navigazione, per mancanza di strumentazione, e per la fragilità delle imbarcazioni,
che non erano in grado di resistere alle tempeste,
avveniva alla più breve distanza possibile dalla costa,
e solo di giorno per evitare le insidie del mare.
Le foreste garantivano anche il legname necessario ad armare le flotte,
e servivano per l'industria metallurgica come combustibile.
Ricche di metalli, la regione delle Colline Metallifere e l'Isola d'Elba
costituirono infatti una risorsa economica di grande valore per gli Etruschi,
sia dal punto di vista commerciale che da quello militare.
Per secoli nelle miniere localizzate nelle loro terre
si estrassero rame, ferro, piombo, stagno.



Nell'età detta "arcaica" (inizi VI - inizi V secolo a.C.),
nella società etrusca, sorse una nuova forza sociale,
una classe media, composta perlopiù dai commercianti e dagli artigiani.
Il commercio con gli altri popoli, la navigazione, i viaggi alla ricerca di merci
da importare o di nuovi mercati in cui vendere le proprie,
non furono più appannaggio della sola classe aristocratica.



Ma quali erano i prodotti, le merci, i manufatti importati ed esportati dal commercio etrusco arcaico?
Quali i popoli con cui gli Etruschi intrapresero degli scambi,
in Italia ed, in generale, nel bacino del mar Mediterraneo ?
L'apertura delle rotte verso le coste etrusche portò nel millennio successivo,
all'aumento della presenza di navigatori greci in queste acque,
soprattutto alla ricerca di metalli.



Nel corso del IX secolo a.C. furono frequenti gli scambi con le altre popolazioni dell'Italia antica:
questi sono testimoniati dalla presenza, nei contesti archeologici
soprattutto funerari, di oggetti estranei alla cultura materiale etrusca,
quali bottoni, statuette, oggetti miniaturistici sardi in Etruria
e rasoi e fibule etrusche in Sardegna e Corsica
Sulle strade ed i vicoli delle città si affacciavano le botteghe degli artigiani,
fervide di attività produttive e di commerci.
Nelle botteghe si fabbricavano recipienti e vasi di terracotta di ogni foggia
ispirati al gusto greco, suppellettili ed arnesi in bronzo,
raffinati gioielli in oro e in altri metalli preziosi.
Prodotti che venivano acquistati in loco o che prendevano la via di popoli lontani.



Tra gli artigiani che lavoravano nelle città etrusche
troviamo anche appartenenti ad altre popolazioni:
soprattutto italici e greci la cui abilità era molto apprezzata.
Nei laboratori più grandi lavoravano anche schiavi specializzati;
sono stati ritrovati infatti molti oggetti prodotti in serie
che fanno pensare ad una produzione organizzata quasi industrialmente.
Le ceramiche tipiche della vasta produzione etrusca furono i buccheri.



Si tratta di vasi caratterizzati dal colore nero lucido delle superfici,
determinato dalla tecnica di fabbricazione e cottura.
Nella fase più antica la produzione di buccheri, tipica della città di Cere (Cerveteri),
consisteva soprattutto in prodotti caratterizzati da uno spessore sottile.
Successivamente al bucchero sottile si affiancò il bucchero pesante,
con pareti spesse e decorazioni in rilievo o applicate.
Particolare attenzione per la squisitezza della loro fattura meritano gli specchi,
trovati a centinaia nelle necropoli.
Il modello più comune era quello tondo con il manico.
Il retro della superficie di bronzo era inciso o lavorato a rilievo,
solitamente con soggetti mitologici provenienti dalla cultura greca,
oppure coperto di iscrizioni.



La produzione di monili ed oggetti in oro, nella quale gli etruschi
dimostrarono un elevato grado di elaborazione tecnica
capace di sfruttare le possibilità espressive del metallo,
fu ricchissima e meritatamente famosa.



Il periodo di massima fioritura fu tra la metà del VII e la fine del VI secolo a.C.,a Vetulonia e Vulci.



La tessitura avveniva con metodi che in Italia si sono conservati
praticamente intatti fino all'inizio del secolo e che permangono
in alcuni paesi dell'area mediterranea.



Lo strumento utilizzato per la tessitura, attività praticata dalle donne,era il telaio.
Il telaio verticale era rigido e poneva dei limiti alla dimensione dei tessuti.
Se si dovevano ottenere pezze di lunghezza superiore all'altezza delle tessitrici
era inevitabile che si sviluppassero piani di lavoro rialzati.



La tessitura consiste nel far passare orizzontalmente tra i fili dell'ordito,
un filo continuo avvolto attorno ad un bastoncino (spola o navetta),che forma la trama.
Un pettine in legno o in osso serve a regolarizzare e unire l'intreccio dei fili.
In questo modo si ottiene il tessuto.
Il filo utilizzato per tessere le stoffe veniva ottenuto da fibre vegetali
(lino, ortica) o animali (lana di pecora e capra) opportunamente lavorate.





Nei tempi più remoti, in cui già i commerci erano floridi,
la maggior parte degli scambi avveniva per baratto.
I primi mezzi di scambio furono pezzi di rame o di argento grezzo.
Nell'età arcaica le poche monete che circolavano,
in un'economia essenzialmente basata sul baratto, erano monete greche.
La coniazione delle monete etrusche, in modo sistematico, incominciò nella metà del V secolo .C.,
e si concentrò a Populonia in corrispondenza della zona mineraria più ricca di tutta l'Etruria.
Solo alla fine del IV secolo a.C., sull'esempio romano,
apparvero monete di bronzo fuse e coniate.

<

Per facilitare il commercio e gli spostamenti di truppe,
i territori Etruschi erano percorsi da una fitta rete di strade,
realizzate anche con complesse opere di ingegneria.
Queste strade verso nord permettevano di varcare gli Appennini
per giungere nella Pianura Padana ; verso sud,
collegavano l’Etruria con la Campania Etrusca e le floride città dell’Italia meridionale.
I porti, situati sulla costa tirrenica, oltre ad accogliere il traffico commerciale e militare,
erano il punto di raccolta di piccole imbarcazioni usate dai pescatori.












Le immagini e le notizie sono prese dal web
il copyright è dei rispettivi autori