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ETRUSCHI



ESERCITO e NAVIGAZIONE

L’ESERCITO

Per l'equipaggiamento degli eserciti gli Etruschi potevano contare
su una grande disponibilità di materiali ferrosi, estratti dalle miniere dell'Italia centrale.
Le singole città-stato etrusche reclutavano i loro eserciti tra i cittadini secondo il censo,
Conosciamo molto poco dell'organizzazione militare degli etruschi
e delle loro tattiche di combattimento.
Possiamo dedurre che l'esercito fosse costituito da corpi specializzati:
la cavalleria, gli opliti, ed i fanti leggeri.
La cavalleria, aveva la sua forza principale nella mobilità, quindi le erano assegnati
compiti di ricognizione, di schermaglia. di scorta, nonché di inseguimento al termine della battaglia.
I cavalieri usavano briglie e morsi, ma le staffe e la sella erano sconosciuti: non è quindi ipotizzabile una cavalleria "da urto"

Dovevano essere una sorta di fanteria oplitica mobile.
Alcuni cavalieri erano armati unicamente di giavellotti e non avevano alcuna protezione personale.





Gli opliti erano i soldati a servizio permanente:
avevano un addestramento costante, sostenevano il maggior peso del combattimento,
combattevano compatti ed erano armati di lancia e spada
e difesi da scudo, elmo e corazza o comunque
una protezione pettorale. i migliori in prima fila,
e cercavano l'urto contro la formazione nemica.
Considerata la loro esiguità numerica, si può pensare che combattessero
affiancati da guerrieri con gli stessi compiti,
ma con armamento e protezioni minori



Le truppe leggere comprendevano fanti leggeri e tiratori e dovevano provocare il nemico,
disturbarlo e disorganizzarlo prima dell'urto degli opliti.
I fanti leggeri erano armati di giavellotto e spada e difesi da uno scudo rettangolare,
indossavano l'elmo ma non usavano corazza né piastre pettorali.
L'armamento offensivo del fante etrusco comprendeva
per il combattimento corpo a corpo una vasta scelta di armi:
l'asta pesante, la spada lunga, che dal VI secolo venne sostituita da una corta,
asce normali e bipenni, spade ricurve, pugnali.
Le armi da getto erano: giavellotti, archi e fionde.



L'armamento difensivo era costituito da una corazza per il torace, di tessuto rinforzata da borchie metalliche
o interamente di bronzo, in due o più pezzi, foderata in lino.
Il capo era protetto da un elmo di bronzo, di fogge molto differenti:
con guanciali e paranaso, a calotta, semplice o crestato; le gambe da schinieri.



Completava il tutto uno scudo in cuoio, legno o bronzo, di forma circolare ellittica o rettangolare.



Più di una volta parteciparono alle battaglie anche schiere di sacerdoti armati di serpenti e fiaccole ardenti,
il cui effetto era però più psicologico che effettivo.
A volte gli Etruschi arruolarono truppe mercenarie assoldate presso le popolazioni confinanti.
Nei tempi più antichi doveva essere diffuso l'uso del carro da guerra.
Non sappiamo se fungesse da solo mezzo di trasporto sul campo di battaglia per i capi,
oppure da vero e proprio strumento di combattimento.
In epoca storica venne comunque abbandonato, e per migliorare la mobilità delle truppe
si preferì costituire dei corpi di cavalleria.



I tiratori potevano essere arcieri o frombolieri e potevano portare
al fianco una piccola spada, pugnale o coltello per la difesa personale,
ma non avevano alcuna protezione.
Vanno anche ricordati gli ascieri, che operavano insieme agli opliti
con il compito di tagliare le lance della formazione avversaria:
essi usavano inizialmente un'ascia ad una mano nel periodo villanoviano,
per poi passare a quelle a due mani ad un taglio o bipenni.
La loro protezione era affidata ad un elmo e a qualche forma
di protezione pettorale, piastre o corazze.



Vi erano poi dei corpi di genieri che avevano il compito
di erigere fortificazioni, e di provvedere allo smantellamento
di quelle nemiche durante le operazioni di assedio.
Non a caso le prime città etrusche vennero costruite su propaggini rocciose
in modo da renderle più facili alla loro difesa.
Le mura che circondano la città erano solitamente costruite con grandi blocchi,
tenuti insieme da staffe a secco (le cosiddette mura ciclopiche).
Le porte ed i tratti più "deboli" erano invece rafforzati con torri.
Altre caratteristiche di questa unità era la costruzione di città fortificate lungo la costa,
contro le azioni dei pirati (es. Tarquinia, Vetulonia, Cerveteri).
Completavano i ranghi dell’esercito i suonatori di corno e di buccina
che avevano il compito di trasmettere durante la battaglia,
per mezzo di segnali convenzionali, gli ordini del generale agli ufficiali dei vari reparti.
Anche se non esistono documenti certi presumibilmente erano presenti
anche delle insegbe che servivano come punto di riferimento
in battaglia per i soldati appartenenti alla stessa unità
o per dare segnali visivi.
Quanto alla gerarchia nell’ambito dell’esercito etrusco si può presumere
che a fianco del comandante ci fossero dei generali
al comando delle varie unità etrusche ed alleate.
Da essi dipendevano gli ufficiali dei singoli reparti coadiuvati
da guerrieri esperti e di alto rango
con un ruolo simile a quello dei sottoufficiali e graduati.
I generali erano riconoscibili per la ricchezza del loro equipaggiamento,
dalla presenza della scorta personale e dal fatto
che spesso erano montati a cavallo.
Gli ufficiali e i graduati delle varie unità molto probabilmente
portavano piumaggi colorati e crini di cavallo sugli elmi.

LA NAVIGAZIONE

Le caratteristiche delle navi degli Etruschi sono comuni con quelle dei popoli marinari
del Mediterraneo orientale come Greci e Fenici.
Come materiale da costruzione usavano il legname delle foreste dell'entroterra dell'Etruria,
da cui traevano il fasciame e gli alti alberi delle loro imbarcazioni.
Lo scafo era di solito lungo una decina di metri, con la chiglia coperta
a volte di una lamina di piombo, la poppa ricurva,
la prua acuminata, la vela agganciata all'unico albero centrale.
Per dirigere la rotta il timoniere disponeva di uno o due remi situati sul castello di poppa.



Le navi da carico erano piuttosto panciute, e sfruttavano il vento come sola forza motrice;
disponevano anche di ancore, la cui invenzione era dagli antichi attribuita agli Etruschi.
Le navi da guerra, più lunghe e affusolate, erano munite di remi, su uno o due ordini,
lunghe fino a trenta metri e usavano il vento come forza motrice ausiliaria.
Non c'era un ponte superiore, marinai, rematori e soldati occupavano gli stessi spazi.
Sulla prua aguzza andava ad inserirsi un rostro che affiorava a pelo d'acqua,
usato in combattimento per speronare le navi nemiche.
Sul mare la tecnica del combattimento era quella della manovra e dello speronamento delle navi nemiche,
allo scopo di aprire grosse falle sotto la linea di galleggiamento.
Il successo dipendeva perciò dall'abilità degli equipaggi e dalla vigoria dei rematori.
Nell'avvicinamento si effettuava un fitto lancio di dardi, anche infuocati.
Si ricorreva poi all'abbordaggio ed al combattimento corpo a corpo
quando erano imbarcati contingenti di fanteria e nel caso in cui
si mirasse alla cattura della nave nemica e del suo carico più che all'affondamento.



che non erano in grado di resistere alle tempeste,
avveniva alla più breve distanza possibile dalla costa, e solo di giorno.
Di notte le navi da carico gettavano l'ancora in luoghi riparati,
mentre le navi da guerra venivano trascinate dagli equipaggi sulla riva.
I marinai dell'epoca usavano per orientarsi gli astri e la loro conoscenza della conformazione delle coste;
esistevano anche dei portolani, ma non erano certamente di uso comune.










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