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ETRUSCHI



LA FAMIGLIA

Di essa abbiamo riscontro certo nella famiglia romana e nella famiglia italica in generale
con le quali l’etrusca condivise le caratteristiche basilari.
La struttura della famiglia etrusca non era dissimile da quella delle società greca e romana.
Era cioè composta dalla coppia maritale, padre e madre, spesso conviventi con i figli ed i nipoti
e tale struttura è riflessa dalla dislocazione dei letti
e delle eventuali camere della maggior parte delle tombe.
La figura paterna, condivideva la sua autorità sui figli con la moglie,
tanto è vero che nelle epigrafi a noi giunte, il nome del padre
si accompagna spesso al nome della madre.



Conosciamo alcuni gradi di parentela in lingua etrusca grazie alle iscrizioni,
come papa (nonno), ati nacna (nonna),clan(figlio), sec (figlia),
tusurhtir (sposi), puia (sposa), thuva (fratello) e papacs (nipote).
Esempio di ciò perviene dall’identico sistema onomastico
diffuso comunemente fra Etruschi, Umbri, Osci e Latini,
il quale prevedeva l’aggiunta del nome gentilizio (quello della famiglia) al prenome o nome personale.
A questo venne unito, in epoca più tarda, il cognome ( un soprannome),
un attributo differenziante, il patronimico e talvolta il matronimico
cioè il nome e cognome del padre o della madre.
Questo ha fatto pensare ad una sorta di preminenza matriarcale
nella società etrusca che non corrisponde alla realtà.
Un esempio di formula onomastica completa è questo:
Laris tarnas velus clan ranvasc matunial herma
che può tradursi: Laris Tarna Herma figlio di Vel e di Ramtha Matuni
ed in cui Laris è il nome personale, Tarna il nome della gens di appartenenza,
Herma è il cognome, mentre Vel è il patronimico e Ramtha Matuni è il nome della madre.



É da notare che presso i Romani il nome della madre veniva omesso,
mentre presso gli Etruschi trova una certa diffusione
in quanto essi tennero in una posizione particolarmente privilegiata le loro donne,
differenziandosi nettamente dal costume diffuso presso altri popoli, soprattutto orientali.
Per i Greci, ad esempio, la donna era reclusa nel gineceo
e non aveva possibilità di intervenire nelle discussioni pubbliche,
nei banchetti e nelle feste organizzate dagli uomini.
Solo le étere si mostravano in pubblico e quindi venivano ad esse attribuiti facili costumi.
Le donne etrusche, invece, banchettavano comunemente distese sullo stesso letto del marito
ed intervenivano di frequente nelle discussioni e negli affari da lui trattati.



Ciò dimostra la notevole apertura mentale di quel popolo che tenne in gran conto la donna,
meritandosi comunque la fama di depravato e corrotto proprio per tale atteggiamento.
La famiglia aveva un fondamento religioso e per continuare la propria stirpe,
il cittadino etrusco sposava molto giovane.
Il matrimonio si compiva con una cerimonia di carattere religioso ma puramente familiare:
lo sposo, accompagnato da un corteo di musici e parenti, giungeva alla casa della sposa
dove,davanti all’altare degli antenati di lui, si celebrava un sacrificio.
La casa diventava il regno della sposa che si occupava dei figli e
contemporaneamente partecipava attivamente alla vita sociale.
Essa era libera e rispettata, possedeva beni propri e aveva diritti
non inferiori a quelli degli uomini.
Alla donna era riconosciuta l'arte del tessere, la custodia del fuoco, della casa
e di tutto ciò che riguardava la vita domestica;
all'uomo erano affidati ruoli diversi come la vita militare, il commercio e l'artigianato.
Mentre erano impegnati indifferentemente, uomini e donne, nella vita agricola,
nel sacerdozio e nell'arte della divinazione.
Gli uomini avevano un' altezza media di un metro e 65 e tendevano all'obesità,
mentre le donne erano agili e snelle, alte un metro e 55 circa.
La durata media della vita era di 41 anni per l'uomo, ancora meno per la donna.
Molti erano i giovani etruschi che scendevano nella tomba anzitempo.








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