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ETRUSCHI

ABBIGLIAMENTO




Le pitture funerarie etrusche che ornano le pareti delle tombe di Corneto, Chiusi,
Veio, Tarquinia, costituiscono un prezioso documento sul modo di vestire
di un popolo di cui ci restano ben pochi documenti scritti.
Dai monumenti e da queste scene figurate, si ricavano notizie
sia sull’abbigliamento guerresco che su quello usato quotidianamente,
nonché sulle acconciature e su ogni altra cosa
riguardante il singolo individuo.
Gli uomini, ad eccezione degli atleti che andavano in giro quasi del tutto nudi,
indossavano, secondo un costume diffuso in molti paesi mediterranei,
un gonnellino ricamato che copriva loro i fianchi e che,
successivamente venne sostituito da un chitone corto,
che era una specie di tunica a vivaci colori, simile a quella usata dai Greci.



Il mantello, tebenno, era l’elemento più importante,
tanto che lo si portava anche da solo,quale unico indumento.
Vari erano i modi d’indossarlo: asimmetricamente
con un lembo sotto il braccio destro e il resto gettato sulla spalla sinistra
oppure sulle spalle e sulle braccia come un grande scialle;
spesso era foderato con stoffa di colore diverso.



Le donne indossavano invece una tunica di stoffa leggera,
probabilmente di lino, munita di pieghe e di orli decorati, che scendeva fino ai piedi.



Sopra la tunica anch’esse portavano un manto più pesante.
Tra l'abbigliamento femminile troviamo anche gonne, casacche, corpetti.



L'abbigliamento era completato da gioielli di squisita fattura,
orecchini,



collane,



bracciali



fibule,



pettorali,



nella cui produzione gli Etruschi erano maestri.



Le bambine etrusche come le mamme portavano il berretto a punta



e indossavano una sottoveste, una tunica e una mantella leggera di colore bianco.



La tunica era fissata da fibule.
I bambini calzavano scarpe appuntite e avevano un abbigliamento simile
a quello degli adulti: portavano un corto giubbetto attillato,
scarpe alte, appuntite e il mantello, senza maniche,
finemente decorato e gioielli di grande valore.



I giovani guerrieri indossavano babbucce rosse e sulle vesti
sembrava mettessero una mantella di lana, la cosiddetta lacerna.
Nella stagione estiva amavano i mantelli quadrati simili alla clamide greca
portati sul corpo seminudo.



Calzature
Le calzature maschili e femminili erano estremamente eleganti e raffinate,
tanto da essere famose in tutta l’Italia antica.
Erano in cuoio o altro materiale lavorato, a forma allungata,
con la parte posteriore leggermente alzata,
l’anteriore appuntita e rivolta all’insù.
Venivano chiamate calcei repandi e imitavano i modelli greco-orientali.



Esistevano anche sandali bassi e alti stivaletti che i Romani adottarono più tardi.
Una calzatura particolarmente curiosa è stata scoperta vicino Bolsena:
si tratta di uno zoccolo di legno con snodi bronzei
costruiti in modo da permettere una maggiore aderenza del piede allo zoccolo
che, per la rigidezza del legno non consentirebbe un movimento rapido e disinvolto.



Cappelli
Gli Etruschi andavano di preferenza a capo scoperto.
Nel VI secolo a.C. si usava il tutulus, un berretto a cupola
fatto di stoffa ricamata in uso fra gli uomini come fra le donne.
Tale copricapo derivava da analoghi modelli diffusi in Oriente
come il pètasos, un cappello a larghe falde particolarmente apprezzato
dai ceti inferiori e caratteristico dei costumi greci.
Il copricapo più diffuso era una calotta di lana, ma ne esistevano di molte fogge:
a punta, conici, a cappuccio, a falde larghe;
spesso identificavano l'appartenenza di coloro che li portavano ad una precisa classe sociale.
Un berretto di lana o di pelle con grande falda e punta cilindrica
era usato dalla classe degli aruspici che si distingueva anche per questo aspetto,
mentre in qualche affresco viene dipinto un cappello a punta rigida o a cappuccio
come quello del dio Phersu nella tomba “degli Auguri” di Tarquinia.



A volte, però, le donne sostituivano il cappello con un diadema di perle
e gli uomini con un sottile cerchio imbottito.
In generale, la popolazione, almeno dal V sec. in avanti,
andava a capo scoperto e tale uso rimase
fino in epoca tarda durante la dominazione romana.



Bellezza
L’aspetto fisico del singolo era assai curato;
gli uomini prediligevano la barba fluente ed i capelli lunghi,
ma dal V secolo in poi si rasero il viso e si tagliarono i capelli alla maniera greca.
Le donne curarono sempre moltissimo la loro capigliatura.



Dapprima i capelli furono lasciati lunghi, a coda, annodati o intrecciati dietro le spalle,
in seguito presero l’abitudine di lasciarli cadere a boccoli sulle spalle,
infine di annodarli a corona sul capo o raccolti in reticelle o cuffie.



In generale le donne etrusche avevano una grande cura della loro persona:
esse facevano grande uso di creme, profumi, unguenti
e perfino di pennelli per gli occhi.
Evidentemente, grazie ai frequenti contatti con gli Egizi ed i Greci,
avevano imparato a servirsi dei cosmetici.



(pettine)

Nelle tombe venivano seppelliti, insieme ai corpi, i “beauty case” personali



chiusi con del mastice; quindi dopo i ritrovamenti dei contenitori dei cosmetici
si è potuto studiare il contenuto delle sostanze
in quanto conservate nel tempo.
Gli oli per il corpo ad esempio erano a base di rosmarino e salvia
o anche di mirto, le maschere per il viso a base di lenticchie ed uova
e Plinio, nella sua Naturalis Historia
parla delle proprietà idratanti dei bulbi di narciso.
L’arte del trucco si concentrava sul viso: ben truccato,
con labbra colorate di rosso,occhi con una linea nera elegante
ombretto giallo ricavato dai fiori di croco e pelle perfetta grazie alle creme.
Un particolare curioso è quello riguardante la moda di imbiondire i capelli.
Decoloravano i capelli con un intruglio a base di cenere di faggio e grassi animali
Per la loro toletta usavano artistici specchi di bronzo inciso
che, generalmente, accompagnavano la proprietaria nella tomba.



Per completare la panoramica riguardante l’abbigliamento,
è necessario descrivere anche gli oggetti ed i monili che completavano l’aspetto esteriore.
Come abbiamo già detto, la bigiotteria etrusca fu squisita
nella sua fattura e seguì anch’essa il mutare della moda del tempo.
Fin dall’età del bronzo si diffusero le fibule che ricordano le odierne spille di sicurezza
e che ebbero anche in quel tempo lo scopo di fermare le vesti oltre a quello di abbellirle.
Quelle maschili si distinsero dalle femminili perché fatte ad arco spezzato e serpeggiante.



Generalmente in bronzo, ma anche in oro, in argento e in ferro,
le fibule presentano a volte elementi decorativi in diversi materiali:
paste vitree, ambra, osso, ecc



Oltre alle spille vennero usati diademi, braccialetti, anelli,
collane ed orecchini in bronzo, in argento e nel più pregiato oro
che spesso veniva trafilato o ridotto in granuli alla moda orientale.











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