Privacy Policy MEDIOEVO PERSONAGGI FAMOSI: Federico II parte prima


 
 


PERSONAGGI FAMOSI

FEDERICO II: LA STORIA POLITICA

Federico Ruggero era figlio di Enrico VI, il figlio di Federico I Barbarossa
e di Costanza d'Altavilla figlia del Re Normanno Ruggero II.
Apparteneva quindi alla nobile famiglia sveva degli Hohenstaufen
la cui vicenda politica ebbe inizio nel 1105 con Federico il Vecchio
e si estinse in linea maschile diretta con Manfredi e Corradino di Svevia.
Il futuro Federico II, denominato "stupor mundi",
"meraviglia del mondo", nacque il 26 dicembre 1194 a Jesi, nelle Marche.
Secondo quanto scritto da Giovanni Villani, nella sua "Cronica figurata",
nacque sotto una tenda attrezzata, collocata nella piazza principale di Jesi
perchè l'età avanzata della madre aveva provocato un certo scetticismo
e per questo motivo l'imperatrice fu costretta a partorire pubblicamente;
il piccolo Federico, poi, venne battezzato ad Assisi,
alla stessa fonte di San Francesco e Santa Chiara.

Federico rimase,  all’età di tre anni, orfano del padre (1197)
morto a Messina probabilmente di malaria e dissenteria
e, l'anno successivo, anche della madre che l’aveva già posto
sotto la custodia del Papa Innocenzo III (Lotario dei Conti Segni).

Innocenzo fece educare Federico alla Corte di Palermo,
circondandolo delle personalità più in vista
nel campo delle lettere, delle scienze e dell'arte.

Alla morte di Enrico VI, infatti, erano scoppiate nel Regno
lotte e guerre con i baroni tedeschi e il Papa, per difendere
i diritti del piccolo Federico, coinvolse anche suo cugino,
Jacopo dei Conti Segni, che per l'aiuto dato nel difendere
la corona imperiale ottenne la Contea di Andria.
Il 26 dicembre del 1208, a soli 14 anni, dichiarato maggiorenne,
Federico fu incoronato Re e mostrò subito di avere le idee chiare.
I suoi primi pensieri furono rivolti al sud dell'Italia
dove la situazione era tutt'altro che facile.
Il suo primo obiettivo fu quello di rivendicare tutti i diritti regi
che erano stati usurpati nel trentennio precedente.
Confiscò tutte le fortezze costruite abusivamente negli anni,
rivendicò i diritti dello Stato su passi, dogane, porti e mercati
e annullò le pretese dei signori locali
e le esenzioni di cui godevano i mercanti stranieri.
Nel 1212 fu nominato  re di Germania in opposizione a Ottone di Brunswick.

Fino alla morte di Innocenzo III, Federico II di Svevia rimase vicino
alla politica del papa, cui promise che non si sarebbe fatto eleggere imperatore.
Ma dopo  morte di Innocenzo, il 22 novembre 1220
fu incoronato imperatore dal nuovo pontefice Onorio III.

Per ottenere la corona imperiale,  Federico II di Svevia aveva promesso
solennemente al pontefice che avrebbe intrapreso, al più presto,
una nuova crociata, ma gli impegni del governo e la sua ammirazione
per la civiltà araba lo avevano trattenuto.
Il nuovo papa, Gregorio IX, uomo energico e autoritario,
non si accontentò però delle promesse e il 29 settembre 1227
lo scomunicò accusandolo apertamente di non avere a cuore
il primo e supremo compito di ogni sovrano: la lotta contro gli infedeli.

Federico fu costretto a partire, ma la sua fu un'impresa particolare:
 invece di combattere intavolò un lungo negoziato con il nemico,
il sultano d'Egitto, ottenendo la consegna di Gerusalemme,
Betlemme, Nazareth e garanzie di movimento per i pellegrini.
Durante le trattative si intrattenne in discussioni filosofiche e scientifiche
con dotti musulmani, il che gli procurò critiche e accuse di miscredenza.
Intanto nell'Italia settentrionale, l'imperatore dovette scontrarsi
con i Comuni che volevano preservare
la propria autonomia dalle sue pretese di sovranità.
A tal fine essi risuscitarono la Lega lombarda che s'era già opposta
per gli stessi motivi a suo nonno Federico I Barbarossa.
Nel 1237 a Cortenuova Federico piegò la Lega, ma invece di cercare
un accordo favorevole per le parti, cercò di imporre una resa incondizionata.
La lotta allora riprese e questa volta al fianco dei Comuni
si schierò anche il papa, che scomunicò per la seconda volta lo Svevo (1239).
La scomunica era un fatto molto importante, all'epoca, perchè scioglieva
i sudditi dal giuramento di fedeltà.
La tensione col papato toccò il limite di guardia in più occasioni.
Nel 1241 Federico riuscì a catturare al largo dell'isola d'Elba
i prelati che dovevano raggiungere Roma per partecipare
al Concilio generale indetto dal papa, ma
nulla poté fare per impedire un nuovo Concilio, che il pontefice
 Innocenzo IV volle per sicurezza a Lione, in Francia, nel 1245.

Qui Federico fu accusato di spergiuro, rottura della pace,
bestemmia ed eresia e fu considerato come
il traditore di Cristo, la rovina della Chiesa.
L'assemblea deliberò inoltre la sua deposizione dal trono.
Ma la decisione non ebbe alcun effetto pratico.
Federico tuttavia conobbe l'amarezza della sconfitta
il 18 febbraio 1248  nella Battaglia di Parma,
nello scontro contro i Guelfi (fautori del papa)
che pose fine all’assedio di Parma, durato dal luglio 1247 al febbraio 1248.
I parmigiani durante la battaglia che distrusse il suo accampamento
chiamato «Victoria», fecero 2.000 morti e 3.000 prigionieri,
si impadronirono di alcune macchine d’assedio e dei gioielli della corona
e tra i morti di parte ghibellina vi fu anche Taddeo da Sessa.

L’Imperatore dovette porre fine al suo sogno di annettere
l’Italia settentrionale al Regno di Sicilia.
L'anno dopo, i Bolognesi, nella piccola località di Fossalta
presso le sponde del fiume Panaro, catturarono Enzo,
figlio prediletto dell'imperatore e lo portarono in città,
tenendolo come prigioniero in uno degli edifici che da lui
tuttora conserva il nome, Palazzo Re Enzo.

Enzo  non riottenne più la libertà, nonostante le ripetute minacce
del padre Federico II nei confronti dei bolognesi.
Peraltro questi trattarono Enzo molto onorevolmente,
consentendogli di ricevere visite, avere servitori e relazioni femminili,
non gli concessero però mai di uscire dalle sue stanze.
Le finestre della sala erano chiuse da inferriate e nel mezzo,
stando a ciò che narra un cronista, c'era una camera sospesa,
 in legno e ferro, entro la quale ogni notte era rinchiuso e ben guardato,
mentre nel giorno poteva liberamente passeggiare per la sala.
Ciò probabilmente diede origine alla leggenda ripetuta dal Villani,
da Ricordano Malespini e da altri storici, che Enzo
fosse rinchiuso in una gabbia di ferro.
Prima di morire, Enzo scrisse alla sua Puglia,
l'amata terra che lo aveva visto bambino:
"Và, canzonetta mia
e saluta messere
dilli lo mal ch'i'aggio
quelli che m'à 'n bailìa
sì distretto mi tene
ch'eo viver non por{r}aggio......"
Alla sua morte (1272) gli furono dedicate solenni onoranze funebri
e fu seppellito nella Basilica di San Domenico della stessa città
che l'aveva tenuto prigioniero per ventitré lunghi anni..

«CECIDIT sol mundi qui lucebat in gentibus»
(è caduto il sole dell' universo che riluceva in mezzo alle genti):
con queste parole Manfredi comunicò al fratellastro Corrado
la scomparsa del padre Federico II, divo augusto imperatore dei Romani,
re di Sicilia, duca di Puglia, re di Gerusalemme.
Contestualmente, Papa Gregorio IX diede ordine di suonare a festa
le campane in tutte le chiese della cristianità cattolica d' Occidente
per annunziare al mondo la morte del Rex pestilentiae,
incarnazione pestilenziale dell' anticristo.
 Era il 13 dicembre del 1250, giorno della festività di Lucia.
L'imperatore morì nel suo luogo di soggiorno preferito,
Castel Fiorentino (presso Foggia).
La salma di Federico fu sommariamente imbalsamata,
i funerali si svolsero nella sede imperiale di Foggia,
per sua espressa volontà il cuore venne deposto in un'urna
collocata nel Duomo; la sua salma omaggiata dalla presenza
di moltitudini di sudditi venne esposta per qualche giorno
e trasportata poi a Palermo, dove fu collocata nella Cattedrale,
in un sarcofago di porfido rosso antico, come voleva
la tradizione normanno-sveva, accanto alla madre Costanza,
al padre Enrico VI e al nonno Ruggero II.
Federico morì per una grave patologia addominale,
forse dovuta a malattie trascurate, durante un soggiorno in Puglia;
secondo Guido Bonatti, invece, sarebbe stato avvelenato.
Egli, difatti, qualche tempo prima aveva scoperto un complotto,
in cui era stato coinvolto lo stesso medico di corte.
Comunque, le sue condizioni apparvero immediatamente di tale gravità
che si rinunciò a portarlo nel più fornito Palatium di Lucera
e la corte dovette riparare nella domus di Fiorentino,
un borgo fortificato nell'agro dell'odierna Torremaggiore,
non lontano dalla sede imperiale di Foggia.
La leggenda vuole che a Federico fosse stata predetta
dall'astrologo di corte Michele Scoto, la morte sub flore,
ragione per la quale pare egli abbia sempre evitato di recarsi a Firenze.
Allorché fu informato del nome del borgo in cui infermo era stato condotto
per le cure necessarie, Castel Fiorentino per l'appunto,
Federico, comprese e accettò la prossimità della fine.

Nel suo testamento designò il figlio Corrado come erede e,
nell'attesa dell'arrivo di questi dalla Germania,
il figlio naturale Manfredi come reggente.
Morto Federico, però, i suoi nemici ebbero il sopravvento
e gli Svevi persero quel Regno di Sicilia che aveva conosciuto
un periodo di così vivido splendore.





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