Privacy Policy RINASCIMENTO ABBIGLIAMENTO MASCHILE 1400


 
 


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ABBIGLIAMENTO

Al centro della straordinaria fioritura dell’arte,
della civiltà e del pensiero, a cui è stato dato il nome di Rinascimento,
 vi è la riscoperta dell’uomo e del suo mondo.
In questa prospettiva il Rinascimento è inseparabile dall’Umanesimo,
il movimento intellettuale che, attraverso il recupero e lo studio
dei classici greci e latini, rivalutò l’uomo e le sue capacità conoscitive.
Il costume quattrocentesco seguì questa evoluzione, caratterizzandosi
nella ricerca di spontaneità, naturalezza ed eleganza.
In questo periodo l'Europa fu contraddistinta dai primi tentativi
di sperimentare differenti forme di abbigliamento.
Gli storici James Laver e Fernand Braudel, affermano che dalla metà
del quattordicesimo secolo, emerse la necessità di creare una moda riconoscibile.
Gli abiti drappeggiati e le cuciture dritte dei secoli precedenti furono sostituiti
 da cuciture più curve ed irregolari, mentre la nascita della sartoria
  permise agli abiti di essere più aderenti alle forme del corpo umano.

 Si sviluppò anche l'utilizzo di lacci e bottoni.
Gli splendori del Rinascimento misero l'Italia alla testa del mondo civile,
tanto da essere definita  "Regina della moda".
La moda italiana del Rinascimento, infatti,  si distinse nettamente
da quella del resto d'Europa, sviluppando un proprio stile,
sia per gli uomini che per le donne.

Seguire la moda era un interesse molto vivo fra le principesse
che inviavano addirittura delle spie nelle altre corti
per essere informate tempestivamente sulle ultime novità.
Fino alla metà del Cinquecento fu la Spagna a dettare legge
in fatto di moda, poi l’Italia e nel Seicento la Francia.
I sarti italiani erano conosciuti ovunque per la loro abilità e
 gusto: essi prediligevano il nero sia per gli uomini che per le donne.

Per gli abiti da cerimonia i tessuti più apprezzati erano:
il velluto, il broccato e il damasco arricchiti da preziosi ricami.
Ma procediamo con ordine ed esaminiamo prima gli abiti tipici del 400.

ABBIGLIAMENTO FEMMINILE NEL 1400

Nell'abbigliamento femminile si presentavano due accoppiate:
una per l'estate, giornea e cotta, l'altra per la stagione fredda,
pellanda e gamurra (questi sono i termini più comunemente usati,
ma si deve ricordare che gli stessi elementi assumevano
denominazioni diverse nelle diverse regioni italiane),
ma non era raro vedere nelle opere di pittura l'una e l'altra usate
contemporaneamente, senza preoccupazione per la stagione.
La pellanda era una sopravveste sfarzosa, dalla linea ricercata
e ricca di ornamenti, che aveva ereditato dal Trecento la vita alta, le maniche
(di cui era varia sia l'ampiezza che la forma e che
si aprivano ad ala, a campana, a sacco) e lo strascico.
Era foderata di seta, ma anche di pelliccia al bordo delle maniche.

Sparse su tutta la veste, con fantasia e senso artistico o raccolte
 ad evidenziare lo scollo, l'orlo delle maniche o della veste,
sulle maniche o su una sola di esse, erano le guarnizioni
(liste, galloni, frange, motivi metallici d'oro e d'argento, di seta).
Era una veste costosa, tanto che il suo numero, nel corredo delle spose,
denunciava l'importanza e la ricchezza della famiglia di provenienza
e contro il suo eccessivo sfarzo si scagliarono le leggi suntuarie dell'epoca,
leggi che, a quanto pare, venivano regolarmente aggirate o ignorate.
L'uso della sopravveste era chiaramente possibile solo a coloro che
potevano affrontarne la spesa ed era  indice di eleganza e
 di una certa posizione sociale, tanto che tutte
le donne, appena potevano, lo adottavano.
Per questo motivo nel 1464, la Signoria di Firenze fu costretta
ad estenderne l'uso ed a permettere anche alle “serve” ed alle “balie”
di indossare una "cioppolina nera".
Sotto la pellanda veniva indossata la gamurra, derivata dalla trecentesca gonnella.
Era  una veste sfoderata e semplice, che seguiva la linea del corpo
e che, all'inizio del secolo, era in genere in tinta unita scura.
Come  per la gonnella,  le maniche erano aderenti, attaccate in tondo alla spalla.
 Nel Quattrocento, però, per ovviare all'inconveniente
degli strappi al gomito e per dare agio ai movimenti della spalla e del gomito,
alle maniche vennero praticati dei tagli che, pratici all'inizio, assunsero poi
carattere ornamentale, in quanto lasciarono in vista la camicia.
A questo punto la camicia assunse un'importanza
 sempre maggiore e richiese di essere confezionata in tessuto
morbido e prezioso (tela di Rensa, di Cambrai) ed ornata di ricami.

La manica, non più cucita all'abito, venne unita per mezzo di lacci,
cordoncini, stringhe, era spesso di seta nera, ma anche di materiale più prezioso.
Essa si allacciava alla gamurra sul petto, sostituendo i bottoni che,
quando c'erano, avevano scopo più ornamentale che pratico.
La manica staccata permetteva alla donna del Quattrocento di sbizzarrirsi,
diventava infatti intercambiabile: una stessa veste poteva averne diverse.
Ce n'erano ricche e preziose per uscire, semplici e poco costose per casa.
La manica diventò addirittura un elemento che impreziosì la gamurra,
tanto che questa veste, semplicissima all'inizio del secolo,
diventò tanto bella da essere indossata come elemento esterno.
All'inizio della bella stagione pellanda e gamurra venivano abbandonate
e sostituite da giornea e cotta.
La giornea era una sopravveste che sostituì la trecentesca guarnacca
(e talvolta veniva ancora chiamata così).
Era senza maniche o con maniche staccate ed in genere mai infilate,
aperta sul davanti ed ai fianchi, lunga fino ai piedi,
dotata quasi sempre di strascico.

Era leggera, permetteva un'assoluta libertà di movimento e, fatto non secondario,
lasciava in vista (e quindi offriva all'ammirazione) la stoffa e la fattura della veste di sotto.
E così ci si rinunciava a fatica e non era raro il caso che venisse foderata
di materiale più pesante o addirittura di pelliccia e venisse indossata anche d'inverno.
Sotto la giornea si portava la cotta, di tessuto leggero e quasi sempre chiaro,
resa preziosa da ricami ed ornamenti, ma talvolta
preziosa anche solo per il tessuto di cui era fatta.

Sopra tutti questi indumenti veniva indossato un mantello di linea e
dimensione varia, che assumeva nomi diversi: vescapo, mantellina, sbergna.

Ma cosa indossavano in casa le donne del Quattrocento?
Probabilmente le stesse vesti che usavano per uscire, ma sostituivano
le maniche preziose con altre più modeste o indossavano le vesti più vecchie.
E le popolane?
Sicuramente quando potevano permetterselo, acquistavano abiti usati,
ma in genere il loro abbigliamento usuale era una veste semplicissima,
confezionata da loro stesse con stoffe tessute in casa
e che dalle stoffe proprio prendeva il nome (guarnello).

Le acconciature.
nel Quattrocento in tutta Europa furono molto varie.
In Italia la formazione classica impose un certo freno, per cui non si notano
nelle acconciature femminili, pur varie e capricciose,
le stravaganze che si vedevano al Nord.
Così le corna, che raggiungeva talvolta l'ampiezza di 12O centimetri,
restarono in Italia modeste; lo stesso avvenne per il cono
e per le altre più stravaganti acconciature.
Le giovani lasciavano in genere i capelli sciolti sulle spalle o li raccoglievano
 in una lunga treccia arricchita da cordelle e perle (coazzone).

Le tendenze delle pettinature in generale furono comunque le seguenti:
all'inizio del secolo i capelli vennero raccolti dietro o in alto sul capo
e si lasciava cadere qualche ciocca sul collo o sulla fronte depilata.
Poi prevalse il gusto classico e i capelli, divisi sulla fronte,
scesero in due bande lisce sulle tempie e furono raccolti sulla nuca
in trecce, in morbidi rotoli, che lasciavano libera qualche ciocca sulle guance.

Si affermò la moda dei posticci (capelli finti) e dei mazzocchi, imbottiture a forma
di pannocchia che servivano a rialzare la pettinatura.
Verso la fine del secolo comparvero pettinature molto semplici
che raccoglievano i capelli in una reticella con fili di perle disposti in modo vario
e veli che, listati d'oro ed ornati di perle e tremoli d'oro,
non coprivano solo il capo delle Madonne, ma  anche il volto delle belle dame.

Altre acconciature furono: la sella, simile alla sella usata comunemente per cavalcare,
avvolta secondo le occasioni in reti gemmate e portata sotto il cappuccio;
il balzo, acconciatura fastosa ed imponente, tipicamente italiana,
di forma rotondeggiante, fatta con tessuti preziosi ed arricchita di ornamenti;
la ghirlanda, simile al balzo, ma più piatta;

E le scarpe?
I ritratti dei grandi pittori dell'epoca (Tiziano,Veronese, Bronzino...)
mostrano invariabilmente dame a mezzo busto e, nelle immagini a figure intere,
dame che indossano abiti lunghissimi che coprono le scarpe.
Che scarpe indossavano allora le dame alla moda ?
Indossavano pianelle o pantofole di pelle molto sottile, raso o velluto,
ornate da pietre preziose, perle, intagli e ricami, montate
su di un'altissima suola in legno o sughero rivestita
di tessuto o di cuoio e decorata con pietre preziose.

Venivano chiamate a Venezia Zoppieggi o Sopei,
Calcagnini o Tappini in alcune regioni italiane e Chopines in Francia.
Esse furono inventate in Turchia e alcuni studiosi sostengono che i tacchi
fossero utilizzati non solo per ragioni estetiche, ma anche
per impedire alle donne di fuggire dagli harem.
Queste calzature avevano dei rialzi in sughero o in legno di 8-10 cm,
ma talvolta arrivavano anche a 18-20 cm, la qual misura richiedeva alle donne
di usare bastoni o servi per aiutarle a restare in equilibrio.
Venivano indossate solitamente dal sesso femminile o da eunuchi.
Nel secolo successivo vi fu una larga diffusione di chopine
tra i nobili veneziani; va detto però, che a quei tempi la scarpa sinistra
non era concepita differentemente dalla destra, per cui i tacchi
risultavano molto scomodi e obbligavano ad assumere un’andatura piuttosto buffa.
Furono usate all'inizio dalle cortigiane veneziane e poi da tutte le dame alla moda.
Erano un vero status symbol per dimostrare ricchezza e prestigio,
inoltre permettevano alla dama di avere vesti e strascichi più lunghi
e mostrare così una quantità maggiore di stoffe preziose.
Tenuto conto delle condizioni delle strade erano frequenti le cadute e gli aborti,
tanto che il “Maggior Consiglio” della Repubblica veneziana, fu costretto
 ad approvare una legge che fissava l’altezza massima di queste calzature.
e proibì calzolai di vendere pianelle con la suola più alta di 8-9 centimetri.


 

ABBIGLIAMENTO MASCHILE NEL 1400

Gli uomini del Quattrocento erano decisamente eleganti; le loro vesti
tendevano a mettere in evidenza la linea del corpo e, se madre natura
non era stata generosa, intervenivano sapienti imbottiture.
Era una bellezza un po’ effeminata quella che l'iconografia ci ha tramandato
e la moda del secolo ben s'addiceva ai giovani, snelli efebi dal corpo asciutto
che, all'inizio del Quattrocento, portavano lunghe chiome ad incorniciare
i volti glabri ed amavano uscire vestiti del solo farsetto.

L'indumento tipico maschile fu il lucco, una sopraveste con il cappuccio,
generalmente di tessuto nero o rosso cupo, abbottonato davanti,
con larghe e lunghe maniche che scendeva fino ai piedi.
Al principio del Quattrocento lo indossavano solo gli anziani,
i medici, i giuristi, i grandi mercanti e i banchieri.

I giovani invece preferivano vestire una specie di giaccone,
la guarnacca, con una cinghia in vita.
Più tardi la guarnacca prese il nome di farsetto,
diventò attillata in vita ed arricchita da grandi pieghe
che si aprivano lasciando vedere le calzebrache,
  lunghissime e attillatissime calze che coprivano le gambe
 e che si riunivano alle cosce,  arrivando alla cintura.
Talvolta le due calze erano di colore diverso
e potevano essere di panno, velluto o seta.
I colori usati erano: il grigio o il marrone per gli anziani,
il verde, il rosso o il giallo per i giovani.

Il farsetto era abbottonato sul davanti ed era fornito di occhielli
e lacci per sostenere le calze solate prima, le calze braghe poi.
Tra il farsetto e le calze comparve sempre più spesso la camicia.

La gavardina era, invece,  una veste corta molto elegante, forse di origine spagnola.

Sulla camicia candida con merletti ai polsi, indossavano un panciotto
 ricamato e una giubba di velluto spesso rifinita con lembi di pelliccia.
La veste poteva essere di tessuti e lunghezza vari, con maniche o senza,
aperta ai fianchi o solo davanti e  prendeva nomi diversi.
Spesso i giovani amavano portare una leggera ed elegante vestina,
stretta in vita da una cintura o da un cordone.
La veste invernale era la pellanda o cioppa, indumento importante
anche nell'abbigliamento maschile, spesso foderata di pelliccia,
con maniche ampie ornate di ricami e passamanerie;
quando il tempo era brutto, era completata da un cappuccio.
Un altro capo di abbigliamento era la giornèa
(da giorno, probabilmente, nel senso di "veste di tutti i giorni")
che era una sopravveste il cui uso in Italia
è documentato dal secolo XIV fino a dopo la metà del secolo XV.
Era caratterizzata da aperture laterali,
poteva essere corta o lunga ed era stretta in vita
da una cintura a formare ricche pieghe.

Alcuni signori portavano, al posto del cappotto, un mantello  di pesante velluto
fissato sulle spalle, che cadeva dietro in un pezzo unico e davanti
era composto da due fasce di stoffa che restavano aperte.
Per riparare dal freddo, all'altezza del petto, la stoffa  si ispessiva
fino a tre volte, ripiegandosi su se stessa in ampi risvolti.
Intorno al collo mettevano un colletto molto rigido a cannoncini,
caratteristico del costume nobiliare spagnolo.
Non veniva sempre portata una cintura, ma quando c'era, era
o una cintura di cuoio spesso, portata un po' scesa su un fianco
o un cordone lavorato o una fusciacca di seta pesante annodata su un lato.
C'era anche un altro tipo di mantello, che somigliava un po'
più ad una coperta posta sul cappotto, solo molto più grande.
Solitamente di colore scuro, con linee più chiare, questi mantelli avevano
una forma semicircolare, con dei buchi per le braccia.

Uno dei lembi laterali, veniva fatto passare sulla spalla
opposta, in modo da coprire il petto.
A volte questi mantelli erano sovrapposti da altri strati di stoffa,
fissati al collo degli uomini, tramite una specie di collare.
I collari variavano molto da mantello a mantello.
I pantaloni erano assai larghi tra la vita e la coscia e tagliati a spicchi
per far intravedere un altro tessuto più prezioso.
Sotto indossavano la calzamaglia aderente.
Per uscire, oltre a cappa (un ampio mantello), spada, guanti e cappello,
non dimenticavano mai di allacciare al collo una catenella
da cui pendeva un reliquiario e il rosario.

I giovani signori ed i loro domestici indossavano gli stessi elementi d'abbigliamento.
La servitù era, all'epoca, status symbol: quanto più essa era numerosa
e quanto meglio era vestita, tanto più ricco e potente si rivelava il signore.
Non si badava a spese per rifornire i servitori di livree ed abiti,
specialmente in occasione di manifestazioni pubbliche,
feste, visite a signori in altre città.
Un elemento d'abbigliamento molto importante era il copricapo.
I fiorentini del Quattrocento usavano la berretta di feltro
oppure il marzocchino di lana, un cappello a forma di ciambella
con un lembo terminale, la foggia, che scendeva su una spalla.

 

Continuò l'uso del cappuccio trecentesco, nel modello detto a gote, che,
variamente ornato, incorniciava strettamente il viso,
ma sempre più frequentemente il cappuccio veniva indossato in modo nuovo
(foggia da una parte e becchetto dall'altra) destinato ad avere in seguito
grande diffusione ed evoluzione.

Per gli artigiani i colori dei berretti variavano
a seconda della categoria di appartenenza o della qualifica professionale.
I cappelli, di forma rotonda, si portavano in genere durante i viaggi.
E le scarpe?
In questo periodo la ricchezza di un uomo si misurava...dalla lunghezza delle scarpe,
le cosiddette poulaine che a volte erano così lunghe da dover essere legate alla gamba.

Tra tutti i tipi di scarpe quelle più in voga erano quelle
alte fino alla caviglia di pelle morbida, abbellite da un laccio, di solito bianco.

Le scarpe degli artigiani e dei commercianti avevano la tomaia in pelle di mucca o di pecora,
mentre i contadini indossavano zoccoli di legno e.... i più poveri andavano a piedi nudi.

Contemporaneamente all'amore per l'abbigliamento,
si diffuse anche la passione per le gemme e per i monili.
Tali oggetti ornamentali si indossavano, non solo per l'abbellimento esteriore,
ma soprattutto per le loro simbologie e i loro significati nascosti.
Ad ogni pietra infatti, veniva attribuita una proprietà magica o taumaturgica.
Per esempio si riteneva che l'acquamarina propiziasse i matrimoni felici
e che il corallo fosse un ottimo rimedio contro il malocchio.

L'anello era il gioiello diffuso socialmente, mentre
le collane o gli orecchini erano solo un privilegio dei ricchi.
E'in questo secolo che si cominciarono a sfaccettare i diamanti.
Il primo a farlo fu il fiammingo Louis de Berquen che ideò il sistema
per tagliare questa pietra utilizzando la sua stessa polvere.
E i profumi?
Le essenze preferite del Quattrocento furono:
la violetta, la vaniglia, il muschio e l'ambra.
Ogni cosa veniva profumata, dalle calze ai fazzoletti,
un espediente, forse, per mascherare altri odori, visto che l'amore
per la pulizia, nonostante il diffuso benessere, era ancora scarso.
In questo periodo ebbe grande diffusione il pomander,

un contenitore per profumo fatto generalmente di metallo traforato
allo scopo di lasciar traspirare la fragranza scelta.
Alcuni pomanders erano oggetti raffinati, ornati con gemme preziose:
in Francia venivano talvolta realizzati in cristallo o in onice.
Chiunque poteva permettersi un pomander,  non solo per l’evidente scopo
di mascherare la cattiva igiene, ma anche perché si credeva che i profumi avessero
un potere medicinale, tale da assicurare persino la protezione contro la peste.
Dal XIV° al XVII° secolo questi contenitori di profumo furono solitamente
appesi al collo o alla cintura, avevano la forma di pera o di mela,
dal francese “ambre du pomme”, mela ambrata.

I pomanders venivano riempiti con una miscela di diverse sostanze resinose.
Qualche modello aveva più sezioni, per inserire diversi profumi
e a volte un compartimento con una spugnetta imbevuta di aceto balsamico.
Anche una noce moscata con una montatura d’argento veniva usata come pomander
e a volte la frutta veniva svuotata e farcita di erbe, aromi spezie.

Abbigliamento nel 1500

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