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ABITAZIONE

Durante il periodo compreso tra il XIV ed il XVI secolo, le città europee mutarono radicalmente.
Se, prima del XV secolo, solo Parigi e Napoli potevano essere considerate delle città
(con una popolazione di circa 100.000 abitanti), durante il Rinascimento
i maggiori centri europei salirono a dodici, di cui sei erano italiani.
Il grande spostamento di masse dalle campagne alle città, dove commercianti
in erba confluivano in cerca di fortuna, portò al desiderio,
per i più facoltosi, di ostentare la propria ricchezza.
In questo processo la casa assunse una funzione fondamentale:
si trasformò in un preciso indice di status sociale per cui
l'altezza delle dimore ed i materiali con cui erano costruite
acquistarono un significato specifico.
Il Rinascimento  considerava l’uomo come centro dell’universo,
quindi lo spazio architettonico doveva essere gestito a sua misura.
I ricchi signori avevano iniziato, già dal secolo precedente,
ad investire le loro fortune nella costruzione di dimore sontuose
che competessero con la grandiosità degli edifici pubblici
(cattedrali e palazzi comunali), costruiti nei secoli precedenti.
In poco tempo le città italiane si riempirono dei maestosi palazz,
che ancora oggi possiamo ammirare e fu questo processo,
promosso dall'affermazione delle grandi famiglie italiane,
a caratterizzare l'architettura del Rinascimento.

Alla costruzione dei palazzi nobiliari parteciparono i più grandi architetti
e scultori dell'epoca, a Firenze, come a Roma, Venezia o Napoli.
Tutte le città italiane, grandi o piccole, furono colte da una sorta
di "febbre dell'ostentazione", che passava
attraverso la costruzione di edifici sontuosi.
Chiaramente papi e cardinali non si dimostrarono da meno dei signori.
Così, spesso, i palazzi persero il loro scopo teorico di fungere da luoghi
in cui si potesse radunare l'intera famiglia e divennero un simbolo
del potere di un unico individuo che viveva contornato dalla sua corte.
I palazzi del Rinascimento, tuttavia, anche se imponenti e rappresentativi,
circondati da giardini tracciati con rigore geometrico,
non furono all’altezza del razionalismo che si imponevano.
L’aerazione perfetta e la luminosità data dagli alti soffitti
 e dalle spaziose finestre, era limitata alle stanze adibite
alla vita pubblica; le camere private erano piccole e scomode.

I nuovi edifici non avevano merli o feritoie e le finestre
erano ampie e chiuse da vetri, un prodotto prima riservato solo
alle chiese e che ora diventa comune nelle abitazioni delle classi ricche.
Il palazzo signorile era in pietra, normalmente su tre piani
collegati da ampie scale, aveva pianta quadrata o rettangolare
e un cortile centrale.

Medaglioni, sculture, quadri, arazzi, pavimenti in marmi preziosi
e soffitti di legno intarsiato a cassettoni concorrevano
a dare l’idea della bellezza e della ricchezza.

I pavimenti erano in marmo o terracotta con disegni geometrici
che poi saranno sostituiti con l’intarsio di marmi colorati.

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L’abitazione del signore e del principe non doveva essere
solo una casa, ma anche un’opera d’arte.
Ne veniva commissionato ,pertanto, il progetto, ad architetti famosi
come:Leon Battista Alberti, Luciano Laurana, Giorgio Vasari
e le decorazioni ai più illustri pittori d’epoca come
Andrea Mantegna, Pietro Vasari, Pietro della Francesca, Michelangelo.
D'estate la famiglia si trasferiva fuori città, dove sorgevano le residenze
estive: non più castelli con fossati pieni d’acqua e ponti levatoi, ma splendide ville
con intorno le tenute agricole e il parco con fontane e giochi d’acqua.

ARREDAMENTO

E' proprio in questo periodo  che nasce il mobile, nel senso moderno del termine,
con lo stile "Rinascimentale", che si forma inizialmente a Firenze.
È in questo periodo che il mobilio fiorentino prima e quello romano poi
risentono del recupero del patrimonio artistico e culturale
delle antiche civiltà greca e romana.
Il mobile polifunzionale e smontabile del Medioevo, adatto a tutte le stanze
e a tutte le situazioni, venne così sostituito da vari tipi di mobili
con caratteristiche e forme precise  a seconda dell'uso al quale erano destinati.
Dal punto di vista tecnico il mobile rinascimentale vedeva i vari elementi
tenuti assieme da chiodi in ferro o da semplici incastri,
mentre l'uso della colla era sconosciuto.
I contenitori avevano schienali composti da più assi disposte
orizzontalmente e inchiodate sullo spessore dei fianchi.
Anche i cassetti venivano per lo più assemblati con chiodi di ferro.

In questo periodo il legno più impiegato fu il massello di noce
che, però, era assai diverso da quello che viene usato oggi.
Infatti, a quel tempo, la richiesta di legname non era ancora
sviluppata come ai giorni nostri, gli alberi avevano così
modo di crescere, tanto che il loro tronco arrivava a superare
facilmente il metro di diametro; ciò consentiva di tagliare
assi molto larghe da impiegare nella costruzione dei mobili.
Il legno poi, attraverso questa lunga crescita, veniva ad assumere
un colore uniforme, molto scuro e di una morbida tonalità rossastra.
Per lavorare il legno l'ebanista utilizzava la sega, i cui segni
irregolari e profondi sulla superficie del legno, nelle parti a vista,
venivano eliminati con lo sgrossino, una sorta di pialla con la lama
a mezzaluna e carteggiati con un pezzo di vetro.
Forme particolari venivano realizzate con il tornio
a pedale ed altri attrezzi da intaglio.

Le tecniche decorative più usate furono
l'intaglio: a mezzo rilievo o a tutto tondo;
l'intarsio:  con fiori, animali e altre figure o alla certosina,
di tipo geometrico, con tessere piuttosto spesse battute a secco
o fissate con sottilissimi chiodini;
 la radicatura: che consisteva nel rivestire una struttura,
generalmente in legno dolce, con fogli di radica,  un materiale prodotto
dall'erica arborea, una sorta di radice appartenente ad un arbusto
che cresce specialmente nella zona mediterranea; questi fogli erano tagliati
in spessori che variavano dai 3-4 mm per creare piccoli pannelli;
la doratura: ottenuta con foglia d'oro stesa su un fondo preparato in gesso.
L'opera era completata dalla lucidatura con cera d'api.

Il mobile tipico era costituito dal cassone per riporre gli abiti,
che era generalmente costruito con tavole di noce, di quercia
o di castagno spagnolo e, in ossequio all'antica Roma,
assumeva spesso la forma del sarcofago.

Diffusi erano anche i cassoni bombati (la curvatura era ottenuta
scavando direttamente il massello), che venivano costruiti senza innesti:
i vari elementi erano infatti tenuti insieme con chiodi di ferro.

Un terzo tipo di cassone era costituito da quello detto alla certosina
per via della decorazione a motivi geometrici ottenuti con intarsi in avorio,
ebano e madreperla battuti a secco.
L'intarsio alla certosina era costituito da piccoli tasselli in legno e avorio
o madreperla che riprendevano forme poligonali e erano uniti
tra loro creando disegni geometrici.
L'uso della tecnica certosina ebbe il suo massimo sviluppo nei secoli XIV e XV;
si realizzavano piccoli scrigni o cassettine e si impreziosivano arredi sacri.
La definizione deriva dai Monaci Certosini dell'ordine di San Bruno che praticarono
a lungo questa tecnica e che trassero questo stile decorativo probabilmente
dal "Mudejar" spagnolo, a sua volta derivante da stilemi arabi e musulmani.
L'uso di questa tecnica si sviluppò soprattutto in Veneto e Lombardia.
Questo tipo di lavorazione, praticata nei paesi islamici, arrivò in Italia
verso la fine del medioevo e pare che sia stata eseguita per la prima volta
a Venezia che aveva appunto legami commerciali molto stretti con il Medio Oriente.

Oltre ai tetti a cassettoni, si diffuse l’uso di decorare, con intarsi ed intagli,
tutti gli infissi in legno: gli stipiti e i battenti delle porte e finestre,
i pannelli di rivestimento delle pareti che erano affrescati a grandi scene
o tappezzate di stoffe e drappeggi.
Il mobilio era costituito da pochi elementi per lasciare, nei locali, ampie zone vuote.
Le suppellettili di maggiore importanza nell’arredo domestico erano il letto e il cassone.
Il letto si presentava in forme quanto mai varie, ma sempre di proporzioni
assai ampie e di carattere monumentale: era alto, sollevato su predelle
e spesso con un ricco baldacchino.

In alcune case comparvero anche dei lettini con delle rotelle, su cui
i servitori riposavano accanto al padrone o alla padrona e che di giorno
venivano riposti sotto al letto principale.
Nelle camere da letto dei ricchi, inoltre, comparvero dei tavolini
dedicati alla toilette, con dei cofanetti per i gioielli e vari oggetti di bellezza.
Ai lati del letto si trovava spesso un inginocchiatoio e talvolta anche un leggio.

 Gli armadi erano pochi e, quando c'erano, servivano soprattutto per riporvi le armi.
La biancheria veniva ordinata nelle cassepanche che, tra i poveri,
erano di legno grezzo e, tra i ricchi, di legno pregiato, finemente lavorato.
I cassoni per la biancheria o forzieri o cassaforte, a secondo della sua forma,
erano, infatti, spesso dipinti, talvolta scolpiti o intarsiati
o anche abbelliti da applicazioni di cerniere, chiodature e chiavistelli in bronzo.
Un  segno di distinzione di classe erano le pitture ed i tessuti che ornavano le pareti.
Non più solo quadri di madonne posti a capo di ogni letto, ma anche
quadri ed affreschi commissionati ai più grandi artisti dell'epoca.
Se nell'epoca precedente i muri erano ornati con stoffe
solo nelle occasioni importanti, il fasto rinascimentale impose che
meravigliosi tessuti italiani o provenienti dalla Fiandra,
adornassero permanentemente le pareti dei ricchi signori,
degli alti dignitari della chiesa o delle cortigiane più rinomate.
Nel Cinquecento si diffuse anche, nelle case italiane più ricche,
l'uso di sedie al posto degli sgabelli e delle panche.
A partire dalla seconda metà del Cinquecento la sedia più diffusa
fu quella bergamasca, che prendeva il nome dal suo principale centro
di produzione anche se veniva realizzata in tutta l'area centro-settentrionale;
di struttura semplice e robusta era imperniata su quattro gambe in massello.
Queste sedie recavano spesso un marchio a fuoco, fatto con un punzone,
che stava ad indicarne l'appartenenza.
Le sedie avevano forme diverse, più o meno comode, con o senza schienale,
tutte comunque molto lavorate e con forme assai armoniche, come la classica " savonarola".

Il tavolo, che in precedenza era costituito da assi appoggiate su cavalletti,
col Rinascimento diventa una struttura fissa con il tavolo detto fratino:
lungo e stretto, sempre in legno di noce tagliato a grande spessore.
Questo tavolo era sostenuto da grossi pilastri a sezione quadrata
e attraversato da una traversa in legno
nel senso della lunghezza a fare da poggiapiedi.

Solo verso la fine del Cinquecento cominciò ad apparire il tavolo a quattro gambe.
I tavoli nelle sale erano imponenti e finemente decorati, con appoggio unico o a colonna,
con ampi piani lisci o a volte lavorati come il tipico tavolo fiorentino
con intarsi a mosaico di marmi e pietre dure a vari colori.
I ricchi sfoggiavano, inoltre, stoviglie d'argento e piatti di ceramica,
di solito portati in dote dalle spose.

Nelle case borghesi gli ambienti più arredati,
solitamente erano le cucine.
C'erano mobili veri e propri, piatti di ottone e pentole di rame
appese alle pareti e un grande camino per scaldarsi e cucinare.

 

Nelle stanze da letto, l'una dopo l'altra per la mancanza di corridoi,
le cassapanche erano i contenitori più frequenti per abiti e biancheria
e venivano usati anche come sedili.
Nella camera padronale faceva bella mostra di sé la cassapanca di nozze
che la sposa a portava con la biancheria del corredo.
In generale era decorata e dipinta e, spesso, di gran pregio.
Il letto, che era un sacco di piume o foglie, era coperto da un baldacchino
con pesanti cortine e tendaggi e proteggeva dal freddo e dagli insetti.
Spesso nella stanza c'erano  una brocca e un catino per lavarsi.

Molte volte le camere da letto, proprio perchè comode e ben arredate,
si potevano trasformare in salotto per ricevere persone anche prima
che gli occupanti si fossero alzati dal letto.
Le case dei contadini, invece, erano costituite spesso da una sola stanza
in cui viveva tutta la famiglia, erano ammassate in grosse borgate rurali
o raggruppate in piccoli nuclei, intorno al luogo di lavoro.
Generalmente basse, rudimentali e mal illuminate, erano ancor meno aerate.
Spesso, nei casi più estremi, il locale-abitazione serviva anche da ricovero
per alcuni animali da lavoro poiché si riteneva che i contadini non meritassero
case da "artefici" (artigiani), con le comodità cittadine.

La tavola da pranzo consisteva abitualmente in assi che poggiavano su cavalletti
in modo da poter essere facilmente rimossa, dato che molto spesso
la stanza era una sola e doveva servire anche per dormire.
I sedili erano costituiti da panche o da sgabelli e i letti
da pagliericci stesi sul pavimento.
A volte si ottenevano stretti giacigli unendo tra loro due panche.
Il resto del mobilio era costituito da qualche cassa per riporre
le cose, prevalentemente in legno poco pregiato come olmo o pioppo.
Le case degli operai, i città, non erano migliori di quelle dei contadini.
Basse e scomode, erano anch'esse sprovviste di ogni lusso.
Gli artigiani, invece, abitavano, di solito, case a due piani.
Al pian terreno o nel seminterrato, c'era lo spazio dedicato
all'attività professionale e nel piano rialzato, la vera e propria casa,
ossia cucina, soggiorno e camera da letto di tutta la famiglia.
Si accedeva al piano rialzato direttamente dalla strada,
per mezzo di una scala di legno verticale che portava
su un balcone, anch'esso di legno; in seguito
 le scale, costruite in pietra o legno, furono integrate nelle abitazioni.
Gli artigiani, i cui affari miglioravano, ostentavano il loro
successo economico aumentando di un piano la casa.
Tre piani indicavano uno status borghese.
Il primo piano era riservato alla camera da letto, il secondo
al soggiorno ed il terzo alla cucina.
Con la diminuzione dell'uso del legno per le costruzioni e con il
perfezionamento della costruzione della canne fumarie,
fra il XV-XVI secolo, la cucina iniziò a spostarsi in basso.
A partire dal XVI secolo, inoltre, con l'aumento del costo dei terreni
intorno al centro delle città commerciali, le case dei mercanti
più ricchi si alzarono fino a cinque piani.

 





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