PRIMA TESTIMONIANZA

Finalmente si parte!
E’ l’alba ed oggi parto con la mia famiglia per andare in un posto lontano.
“Dai!, sveglia, piccola” dico a me stessa.
Qui c’è la mia sorellina, si chiama Teresa, ha 5 anni
e il suo compleanno l’abbiamo festeggiato 7 giorni fa.
Io sono Caterina ed ho 12 anni.
Sono felicissima perché finalmente oggi partiamo;
non è una scelta, siamo obbligati dalle circostanze.
Qui la mamma non guadagna abbastanza
e con i soldi di papà riusciamo appena a mangiare.
Anche io e Teresa lavoriamo ma i soldi che guadagniamo sono pochi.
La mamma mangia poco così mangiamo di più io e Teresa.
In questi mesi abbiamo messo da parte dei soldi per pagare il viaggio
e per comprare delle provviste da portare con noi.
Il nonno e la nonna rimangono qui, dicono che sono troppo vecchi per partire.
La mamma all’inizio voleva restare con loro
ma poi l’abbiamo convinta a venire.
Ho visto il nonno che dava a papà dei soldi dicendo che così
avremmo potuto comprare una piccola casa.
Chissà dove li ha presi quei soldi!
E’ l’ora di partire.
Saluto i nonni, mi mancheranno molto.
La nonna mi dice che lì non dovrò lavorare come lavoro qui.
Li saluto: “Ciao, vi voglio bene”.
Ancora non sappiamo dove andremo e chiedo a papà
che mi risponde: “Alla Merica”.
Non so perché ma questo nome mi fa sentire felice;
forse perché mi sembra che lì avrò una vita diversa, una vita migliore.
Finalmente la nave!
E’ quasi mezzogiorno e c’è un sacco di gente che fa una confusione pazzesca.
Dopo molto tempo arriviamo all’entrata della nave.
Papà sta pagando. Ce l’abbiamo fatta!. Stiamo per partire.
Nella stiva si sta scomodi, c’è puzza di pipì e, inoltre, altro che partire…..!
Siamo ancora qui dopo un giorno e stiamo sempre più stretti.
“Sveglia Caterina”. Mi alzo. “Che c’è”.
La mamma mi dice: “La nave sta partendo”.
Mi guardo in giro; è scuro, non si vede niente a parte delle luci lontane.
Saluto la mia terra. Chissà se la vedrò più!
Mi addormento con questo pensiero ma penso
che non mi mancherà tanto quella vita di stenti:
svegliarmi, andare presto a lavoro e tornare tardi.
No! Non mi mancherà di certo.
C’è una bella giornata, oggi,
Teresa è sveglia ma non sembra tanto contenta;
si tocca la testa: “Che hai” le dico.
“Mi fa prurito la testa” mi risponde.
A pensarci bene, anche a me fa prurito.
C’è la mamma e le dico: “Mamma ho fame”.
;“Va bene, tieni un po’ di pane”.
Ogni giorno è così: mi sveglio, mangio, vado in bagno (si fa per dire) e dormo.
Oggi però è diverso. Sta finendo il pane.
Mi ero già accorta che la mamma diventa sempre più bianca
e magra e tossisce sempre di più!
Mamma prende dalla tasca del pane:
“L’ho conservato per voi – mi dice –
lo sapevo che non sarebbe bastato per tutti”.
Non dico niente, sono contenta che c’è qualcosa da mangiare,
ma non sono contenta di toglierlo alla mamma.
Dopo 16 lunghi giorni finalmente si vede una grande sagoma.
La mamma sta male e tossisce.
Abbiamo chiesto aiuto ma qui non ti aiuta nessuno.
Finalmente, però siamo arrivati e dobbiamo trovare aiuto al più presto.
Appena scesi ci avvicina un italiano, un boss.
Non abbiamo tempo per fermarci, la mamma sta veramente troppo male.
Mio padre con la mamma in braccio ed io con Teresa corriamo all’ospedale.
Sono passati due giorni, la mamma è guarita e papà ha trovato una casa.
Mio padre ha acquistato un terreno ed ha cominciato a coltivare verdure e patate.
La mamma lavora da un pollivendolo: deve spennare polli tutto il giorno.
Almeno io non lavoro come prima, aiuto la mamma
ma non è un bel lavoro anche se mi pagano più di prima.
Teresa sta con papà a coltivare e vendere le verdure.
Siamo stati molto fortunati perché molti altri stanno peggio di noi.

Aislinn Sloan. III D (2005-06)









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