TERZA TESTIMONIANZA

Io mi chiamo Sara ed ho 18 anni.
Nella mia famiglia siamo in 6: io e le mie due sorelle lavoriamo in campagna,
ma si è sparsa la voce che licenzieranno molti contadini
perché siamo troppi; mio fratello e mio padre
lavorano in una fabbrica tessile,
lavorano tutto il giorno ma li pagano pochissimo.
Mia madre, ormai anziana e debole, non può permettersi di lavorare
e quindi resta in casa.
Da qualche tempo molte persone del mio paese hanno iniziato
a spostarsi verso l’America dove dicono che ci sono terre e ricchezze.
Nel mio paese molte famiglie hanno affrontato il mare
per trovare una nuova vita in terre lontane.
Anche alcuni miei parenti sono partiti
ed anch’io comincio a pensare di raggiungerli.
Ci è arrivata una lettera: dicono che il viaggio non è stato molto confortevole
ma si sono trovati lo stesso bene.
Giunti a Boston hanno trovato delle persone che hanno offerto loro casa
e lavoro in cambio di qualche soldo.
Sono felici, dicono che anche noi possiamo partire
e non è per niente difficile ambientarsi in America.
Mio padre dice che non ha abbastanza denaro per pagare il viaggio a tutti.
Mia madre, come pensavo, non vuole lasciare la sua terra,
ma i miei fratelli sono con me: abbiamo deciso
e fra qualche giorno partiremo per il Nuovo Mondo.
Dopo aver preso questa decisione ci siamo recati al porto
per avere maggiori informazioni.
Il viaggio dura quasi un mese ed il prezzo è accessibile.
Come sospettavamo da tempo, io e le mie sorelle siamo state licenziate
e siamo senza lavoro.
La mia sorella più piccola ha 14 anni e non può partire,
così abbiamo deciso che prenderà in fabbrica il posto di mio fratello
che partirà con me e l’altra sorella.
Finalmente è arrivato il giorno della partenza;
abbiamo portato qualche provvista in più: non si sa mai,
ed una valigia ciascuno.
La nave partirà alle 6:00.
L’addio è un po’ difficile.
Chissà quando rivedremo i nostri genitori e la nostra terra!
Tutto è pronto: è ora di partire.
I nostri posti sono quelli nella parte media della nave.
Ci sono tante persone in una stanza;
non abbiamo molto spazio e il pensiero
di dover stare qui per un mese non mi attira molto. <
I primi giorni non sono stati duri perché il mare era calmo.
Da quando, però siamo entrati in pieno oceano le cose sono cambiate:
il mare è molto mosso e le persone si lamentano.
Alcuni hanno già finito le provviste e i bambini piccoli piangono tutto il giorno.
Il capitano passa ogni giorno per controllare che tutto vada bene.
Ci hanno detto che nella stiva 3 persone sono morte per asfissia.
Ieri una donna si è sentita male;
l’ha visitata una donna che si spacciava per infermiera;
ha detto che tutto le passerà entro pochi giorni:
>oggi la donna è morta.
Dicono che fra una settimana arriveremo, se tutto va bene.
Anche le nostre provviste iniziano a scarseggiare;
il comandante ci ha offerto del cibo in cambio di soldi.
La gente si lamenta, c’è caldo ed il cibo è finito.
Se non vogliamo morire dobbiamo dare i nostri soldi al capitano.
E’ passato un mese dalla partenza. Hanno avvistato la terra.
Siamo arrivati a Boston.
Quando scendiamo dalla nave siamo disorientati.
Ci fanno dei controlli e fortunatamente stiamo tutti bene.
Per le strade ci sono tantissime persone:
parlano, non ci capisco niente.
Non sappiamo dove dobbiamo andare.
Rimaniamo immobili.
La città non assomiglia affatto al nostro paese:
alti palazzi, strade sporche ed affollate, muri sudici e gente che fa confusione.
Mio fratello ha trovato un uomo che parla italiano;
sembra gentile, si è offerto di aiutarci.
Ci ha portati in un ristorante e ci ha offerto la cena.
Poi ci ha trovato una camera in un palazzo.
Domani ci porterà al lavoro.
Finalmente posso dormire su un letto vero!
Sono stanchissima, dovrò recuperare le forze per domani.
Questa mattina è arrivato l’uomo che ci deve portare al lavoro.
Io e mia sorella siamo state impiegate in una locanda come cameriere,
mio fratello in un’officina come aiuto meccanico.
L’uomo che ci ha aiutato ci ha detto che ci darà la sua protezione in cambio di soldi.
Qui non mi sembra bello come tutti raccontavano;
spero solo di abituarmi e fare qualche soldo per poter tornare a casa.

Mariagrazia Passalacqua IIID (2005-06)









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