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SECONDA TESTIMONIANZA

Testimonianza di P. Ferri
Mi chiamo Paolo Ferri e ho 20 anni.
Mi trovo al fronte italiano da alcuni anni.
Adesso tutto per me è diventato “normale”:
la guerra, il freddo, la fame e tutto quello che succede in trincea.
Ancora oggi penso a quando, finita la scuola,
il professore era molto fiero di noi e ci diceva
che arruolarsi era un onore per la patria.
Noi giovani pensavamo alla guerra come a un divertimento,
una scampagnata, ma quando arrivammo alla stazione
e vedemmo tutti i soldati feriti, mutilati che tornavano a casa,
già la nostra allegria era finita.
I primi giorni furono duri per tutti:
lo sporco, il cibo insufficiente erano tutto ciò
che caratterizzava la nostra vita.
La mattina balzavamo fuori dalle trincee
e andavamo verso le trincee nemiche sotto il fuoco delle mitragliatrici
e cercavamo di tagliare il filo spinato;
ma non si poteva restare per molto sotto il fuoco e dovevamo ripiegare.
utte le atrocità che si vedevano erano terribili:
uomini feriti, in fin di vita, impazziti e
tutti i morti sul campo di battaglia.
Questo ha lasciato su di noi una traccia indelebile.
Ci troviamo molto vicino al fronte tedesco.
Il fronte tedesco è organizzatissimo,
hanno uomini abili a mirare e nuove armi;
siamo così vicini che possiamo vedere tutto quello che fanno.
Vediamo che hanno abitudini simili alle nostre.
Ormai sono come conoscenti e pensare, che un giorno di questi,
ci troveremo faccia a faccia per ucciderci, non è molto bello.
C’è molta differenza fra l’organizzazione nostra e quella tedesca:
noi abbiamo divise fredde e leggere
mentre loro hanno divise calde e impermeabili;
le nostre armi sono molto semplici e antiquate,
quelle loro sono moderne e leggere.
Per nutrirsi hanno delle cucine da campo che danno loro cibo fresco;
noi il rancio dobbiamo prepararcelo.
I nostri ufficiali a volte ci fanno fare cose veramente insensate:
l’ufficiale maggiore Tesi,l’altro giorno
ha fatto uscire allo scoperto un soldato,
lo ha mandato verso la trincea nemica
per tagliare il filo con le forbici <
per dimostrare il suo valore.
Quelli quando se ne sono accorti, subito gli hanno sparato.
Ci sono stati molti di questi episodi.
Io manderei loro a “tagliare il filo”,
loro che non sono mai in prima linea,
che si assegnano medaglie senza fare nulla
e portano i soldati alla morte.
Ci trattano con disprezzo e
ci ordinano in continuazione di fare cose inutili
I veri uomini, quelli che ci hanno aiutato all’inizio,
sono stati i veterani che erano da parecchio tempo in guerra.
Erano esperti e sapevano quello che dovevano fare.
Ieri ci sono giunte notizie che gli italiani hanno perso a Caporetto
e gli austriaci sono giunti fino alla linea del Piave.
Le cose si mettono male.
Sono passati 2 anni dall’inizio della guerra
e noi siamo sempre più sfiniti moralmente e fisicamente.
Una delle cose più terribili che mi è successo durante un attacco,
è che sono stato ferito ad una gamba.
Mi hanno portato all’ospedale dove c’erano tantissimi feriti,
alcuni pazzi, altri mutilati, senza gambe o braccia.
Io pensavo che dovessero tagliarla anche a me
e ho sofferto molto ma fortunatamente sono riuscito a guarire
e sono ritornato al fronte.
Ormai i soldati fanno di tutto per tornare a casa,
perché gli ufficiali, negano loro la licenza anche se ne hanno il diritto;
si automutilano ma spesso vengono scoperti.
I miei amici sono morti nel corso di questi anni,
io sono diventato un veterano,
uno dei più “anziani” del mio battaglione nonostante i miei 20 anni.
Ormai le nuove reclute arrivano sempre più giovani,
tra poco li prenderanno dalla culla per portarli al fronte!
Spero che tutto si concluda per il meglio,
la mia vita continuerà in questo modo, con monotonia
e con la preoccupazione di morire da un giorno all’altro durante uno degli attacchi.

Mariagrazia Passalacqua IIID (2005-06)







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