TERZA TESTIMONIANZA

Mi chiamo Giuseppina e sono siciliana.
Un giorno, di preciso il 7 luglio dell’ 827, giunsero in Sicilia, nel mio paese, gli Arabi.
Fu un giorno terribile, sanguinoso.
Essi conquistarono in poco tempo tutta la Sicilia, ma a differenza di altri popoli, furono tolleranti.
Gli Arabi, portarono nell’ agricoltura siciliana limoni, arance, fichi, uva, albicocche ecc…
Introdussero lo zero e tante altre cose.
Dopo qualche tempo dal loro arrivo, incontrai Amir, un ragazzo di 13 anni, arabo.
Portava in mano una cosa che io non avevo mai visto in vita mia
e quindi gli chiesi cosa fosse. Lui mi rispose che era un limone.
Mi mostrò anche uno strano oggetto e mi disse che era una clessidra.
Gli chiesi a cosa a servisse e lui mi rispose che serviva a misurare il tempo.
Mi raccontò che per entrare nelle Moschee,
dovevano lavarsi i piedi, il viso e le mani.
Gli chiesi cos’ erano le Moschee e lui mi rispose
che erano il luogo sacro dove andavano a pregare.



E mi disse che avevano un libro molto importante, il Corano
che direttamente Allah diede a Maometto, il loro profeta.
Mi disse, pure, che la loro religione era caratterizzata
da cinque pilastri della fede:
il primo è di onorare Allah e il suo profeta Maometto;
il secondo è la preghiera che si fa cinque volte al giorno rivolti verso la Mecca;
il terzo è il Ramadan che consiste nel digiuno in un mese particolare dell’anno;
il quarto è di andare alla Mecca almeno una volta nella vita;
il quinto è di fare l’ elemosina ai poveri.
Un giorno raccontai ai miei genitori che avevo incontrato Amir
e spiegai loro che eravamo diventati amici.
Essi mi misero in punizione e non mi fecero più uscire con lui
soltanto perché era arabo.
Da quel giorno non vidi più Amir.
Quando i miei genitori morirono, me ne andai in un piccolo paesello lontano dalla costa,
non conquistato dagli Arabi.
Lì una famiglia mi accolse come una figlia.
Passarono molti anni e ritornai nel mio vecchio paese
dove rividi Amir.
Ci sedemmo su una panchina dove mi disse che era ammalato,
così si fece sera e ci salutammo. L’indomani Amir morì.
Io credo ancora oggi che Amir si aspettava di rivedermi così mi aveva aspettata e,
dopo avermi rivista è morto.
Giovanna Galati









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