Privacy Policy ABRUZZO: SULMONA-PESCARA

 

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ABRUZZO

Viaggio al tempo del Covid

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Estate 2020

Non pensavo che questa estate sarei partita, sembrava impossibile,
poi si è manifestata l'opportunità di un piccolo giro dell'Abruzzo
ed ho deciso di seguire Antonella in questa avventura, anche se con un po' di paura.
In Abruzzo ero stata tanti anni fa e ricordavo alcune cose.
Mi ricordavo di Sulmona e di Pescasseroli ad esempio, oltre che del lago di Scanno,
ma non avevo mai visto Pescara e L'Aquila.
Siamo partite con Eleantour viaggi (come l'anno scorso per la Romania), il giorno 12 agosto.
L'incontro a Piazza Giotto dove ci aspettava il pullman che ci avrebbe accompagnato per tutto il viaggio.
Grande Salvo, sei stato bravissimo.

Col pullman ci siamo recati al porto e ci siamo imbarcati.
Prima di salire a bordo ci hanno misurato la temperatura e dopo essere salite,
visto che le cabine erano già state assegnate e avevamo le chiavi,
 siamo andate a posare il piccolo bagaglio per la notte.

Poi siamo andate al ristorante, anche perché a pranzo sia io che Antonella,
avevamo mangiato solo un panino.
Antonella ha preso un primo e io una pizza buonissima.
Purtroppo sarà che a cena ho bevuto un po' di vino, cosa a cui non sono abituata,
sarà stato lo stress della partenza e l'incognita a cui andavamo incontro,
ma tutta la notte sono stata male con un forte bruciore allo stomaco
che mi è passato solo la sera dopo, quando la nostra accompagnatrice, Emanuela, è stata così gentile
da procurarmi del bicarbonato che mi sono conservata fino alla fine del viaggio.
(Da ricordare, se partirò di nuovo, di portare il bicarbonato).
Siamo arrivati a Napoli il 13 agosto alle ore 7, siamo sbarcati e con il pullman
ci siamo avviati verso Sulmona, dove si trovava l'albergo in cui siamo rimasti per tutto il tempo.
Da Napoli a Sulmona ci sono km 175 e abbiamo impiegato circa tre ore.
Abbiamo fatto una tappa in un ristoro di Teano e abbiamo raggiunto l'albergo alle 11 circa.

L'albergo era fuori Sulmona, molto bello, dotato di due piscine a bordo di una delle quali
abbiamo cenato ogni sera con accompagnamento musicale.

In questo hotel abbiamo mangiato benissimo così come un tutti gli altri ristoranti
e ci siamo trovate veramente bene.
Si iniziava con l'antipasto, poi il primo, il secondo con contorno e per finire il dolce.
Acqua e vino a volontà compresi.
Dall'Hotel Santa Croce, non si può andare a Sulmona senza mezzi e quindi il pomeriggio col pullman
siamo andati a visitare questa cittadina patria di Ovidio e di papa Innocenzo VII,
con Gilda, la nostra guida.

SULMONA

La cittadina di Sulmona è conosciuta come la patria dei confetti che vengono spediti in tutto il mondo.
Una delle caratteristiche sono i negozietti che espongono bellissime composizioni
di fiori realizzate con i confetti.
Ce ne sono di tutti i tipi e colori, un vero spettacolo.

Poi siamo andati a visitare la Cattedrale di San Panfilo vescovo,

protettore della città, il più antico tempio di Sulmona.
Questa cattedrale sorge fuori dell’abitato, discosto dal nucleo storico originario e
secondo la tradizione, fu edificata nell’ VIII secolo sulle rovine di un tempio pagano
dedicato ad Apollo e Vesta.
Nella cripta, a cui si può accedere da tre gradinate,
si trova la Cappella di San Panfilo, con l’altare di pietra locale intarsiata di marmi policromi.
L’edicola, a pianta rettangolare, fu eretta nel 1662 per ringraziare il Santo Protettore
di aver miracolosamente preservato la città dagli orrori della pestilenza
che nel 1656 si era abbattuta sul Regno di Napoli.

All’interno dell’altare, custodita in un’apposita nicchia, è conservato il busto reliquiario di San Panfilo,
in rame dorato, argento e smalti, opera di pregevole fattura realizzata nel 1458 – 1459
dall’orafo sulmonese Giovanni di Marino di Cicco, che viene portata in processione
in occasione della festa del Santo, che si tiene ogni anno il 28 aprile.

All’interno della cripta è conservata un’interessante Madonna col Bambino,
bassorilievo in pietra policroma del XII secolo, detta “ Madonna delle fornaci “
in quanto, secondo la tradizione, proverrebbe dal vicino borgo Pinciaro,
dove esistevano fornaci per la produzione di embrici o tegole.

In un ambiente attiguo c'è una sala dedicata a Celestino V (che visse parecchi anni,
come eremita, in questa cittadina), dove sono conservate alcune reliquie del santo:
una parte del cuore in una teca, indumenti, scarpe, paramenti sacri, un busto,

   

un Crocifisso ligneo proveniente dall'eremo di Sant'Onofrio al Morrone,

alcuni documenti redatti di suo pugno e un cilicio penitenziale.
Abbiamo visto la statua di Ovidio
dello scultore romano Ettore Ferrari che già molti anni prima aveva realizzato
 una statua del poeta a Costanza, l’antica “Tomis” dei romani, dove il poeta scontò l’esilio
(che terminò con la sua morte) nonostante le numerose richieste di perdono
 rivolte all’imperatore Augusto per poter ritornare nella sua patria
e che permeano del loro amaro spirito la sua opera più malinconica: i Tristia.

Abbiamo poi visto  il complesso della Santissima Annunziata

Questo complesso del 1320, comprende la chiesa, ricostruita nel 1710
su disegno di Pietro Fontana e il palazzo, la cui facciata gotico-rinascimentale,
ornata di tre portali, raffinate finestre e statue sopra pilastri,
risale a tre periodi diversi (1415, 1483, 1522).
Poi abbiamo visto l'Acquedotto romano

e abbiamo visitato la fabbrica di confetti Pelino, una delle più antiche.
Uno dei proprietari ci ha un po' spiegato come nascono i confetti e ci ha detto anche,
che usano solo le mandorle siciliane perché sono le migliori.
Sulmona è considerata la capitale mondiale dei confetti.
Qui infatti, secondo la leggenda, il confetto sarebbe stato prodotto
già ai tempi della conquista romana nella valle Peligna (I secolo a.C.).
Si narra infatti che gli antichi romani  usassero i confetti per celebrare nascite e matrimoni,
solo che all’epoca, non essendo stato ancora scoperto lo zucchero, si usava
 un composto dolce che avvolgeva la mandorla, fatto di miele e farina.
La  lavorazione dei confetti di Sulmona  pare debba la sua nascita alle Clarisse
del Monastero di Santa Chiara che, a partire dal XV secolo, ne iniziarono la produzione
e soprattutto la composizione artistica in vivaci confettate di fiori, spighe e ghirlande,
fatte di intrecci di seta e steli colorati.
Ma vediamo come nascono i confetti:
Anzitutto le mandorle, opportunamente lavorate, vengono inserite in caldaie in rame o acciaio,
chiamate bassine, le quali procedono roteando in continuazione.

 Si mette lo sciroppo di glucosio e poi si fa evaporare  col calore.
In questo modo, lo zucchero aderisce alla mandorla.

Questo procedimento viene ripetuto tante volte fino  a quando
   le mandorle non si ricoprono di strati uniformi di zucchero.
Questa ricetta è antichissima e per fare i confetti ci vogliono circa 4 giorni.
Dopo la fase di rivestimento con lo zucchero, la superficie del confetto appare rugosa e irregolare,
quindi avviene la successiva fase di lisciatura e lucidatura.
Se il confetto deve essere colorato, la colorazione avviene dopo la lisciatura del prodotto;
poi i confetti vengono sottoposti al processo di asciugatura e di confezionamento.

*************
La guida ci ha spiegato che a Sulmona si svolgono numerose manifestazioni
e fra queste la Giostra Cavalleresca, una rievocazione storica di epoca rinascimentale
riproposta come evento moderno a partire dal 1995.
Si svolge in due giornate: l'ultimo sabato e l'ultima domenica di luglio,
durante le quali ogni cavaliere si scontra con altri quattro cavalieri per un totale di 14 scontri,
alla fine dei quali, i primi quattro classificati si scontrano in due semifinali
e poi nella finale per la conquista del Palio.
Questo consiste in un dipinto su tela realizzato ogni anno da un diverso artista,
che viene scelto sulla base di un concorso pubblico a livello mondiale
dalle Commissioni storica ed artistica dell'Associazione culturale Giostra cavalleresca di Sulmona.
Il campo di gara è realizzato ogni anno portando sul plateatico di Piazza Maggiore circa
2000 m²fra terra grezza e sabbia fine che, opportunamente sistemate,
formano la pista di percorrenza per i cavalli in gara.
Ci vogliono da 5 a 7 giorni per allestire il campo di gara con tutte le sue strutture di sicurezza.
Vengono inoltre montate intorno alla pista una serie di strutture in metallo
per i circa 5000 spettatori che assistono alla giostra moderna.
I cavalli gareggiano percorrendo un ovale completo e quindi un otto, in circa 30 secondi,
e i cavalieri devono infilare c
on la lancia gli anelli sistemati sulle tre sagome-bersaglio
che incontrano sul loro percorso completo.
Il punteggio di ogni singola sfida viene determinato dal numero di "botte" agli anelli
(massimo 3 per ogni cavaliere); in caso di parità si tiene conto del valore dei singoli anelli,
di diverso diametro (quello da 10 cm di diametro vale 1 punto, da 8 cm 2 punti e da 6 cm 3 punti).
In caso di ulteriore parità si tiene conto del tempo impiegato.
Al Sestiere o Borgo vincitore viene assegnato il classico "Palio", mentre al cavaliere
va una catena d'oro con medaglia raffigurante l'emblema di Sulmona con la sigla S.M.P.E.
tratta dal famoso emistichio ovidiano "Sulmo mihi patria est".
Il corteo storico inizia alle 16 e dal piazzale della Cattedrale di San Panfilo
giunge a piazza Maggiore, dove, alle 18, hanno inizio le gare.

Deve essere un vero spettacolo.
Un altro rito suggestivo di cui ci ha parlato la guida, è quello della
Madonna che scappa che è una rievocazione narrativa dell'incontro tra Maria e il Cristo risorto.
e si svolge nella settimana santa.
Le origini di questa manifestazione sono incerte.
La prima documentazione è data da una fotografia del 1861 conservata dalla confraternita,
ma le origini potrebbero essere più antiche, forse risalenti al '600, se non al periodo medievale.
La Madonna si trova nella Chiesa di San Filippo Neri,

 San Giovanni e San Pietro  (le loro statue ), si recano da Maria per dire che suo Figlio è risorto.
Bussa Giovanni e Maria non apre, bussa Pietro e la Madonna esce e,
accompagnata dai due apostoli, con il passo dello "struscio"
si avvia al centro della piazza, dove c'è il fontanone, una grande fontana
realizzata dagli artisti del ferro battuto di Pescocostanzo.

In questo frangente l'atmosfera della piazza si fa tesa:
i due apostoli si fermano, mentre, da lontano, la Vergine riconosce il Figlio Risorto.
A questo punto, con un ingegnoso sistema di fili
(conosciuto soltanto dalla confraternita e dalla famiglia d'Eramo, che ha il privilegio di vestire la Madonna),
il manto nero e il fazzoletto cadono, lasciando il posto ad uno splendido abito verde ricamato d'oro
e ad una rosa rossa, mentre in aria si levano in volo 12 colombe.

Alle 12.00 in punto, la Madonna inizia la sua corsa verso il figlio, tra gli applausi della gente,
le note della banda e lo sparo dei mortaretti.
Se tutta la sequenza si svolge senza intralci (corsa, caduta del manto e fazzoletto, volo delle colombe),
la tradizione prevede che l'anno sarà propizio, mentre se qualcosa non funziona come previsto,
sempre facendo riferimento alla stessa tradizione popolare, vi saranno sventure o calamità naturali.
La preoccupazione diventa più grande se la statua della Madonna
 cade durante la corsa o, ancor peggio, si rovina.
Storiche sono le cadute del 1914 e del 1940, secondo alcuni, presagi delle successive guerre.

Il giorno 14 siamo andati a visitare Pescara, una bella città moderna.
La guida si chiamava Carin,  molto  preparata, che ha saputo raccontarci
la storia della città in modo molto appassionato.
Abbiamo visto il porto sul fiume Pescara, sia quello turistico

che quello commerciale.

Abbiamo visto  la cattedrale di San Cetteo fatta costruire da D'Annunzio

per la tomba dell'adorata madre Luisa che volle venisse raffigurata come una giovane sposa.

Aveva promesso che avrebbe contribuito alla costruzione, ma non uscì un soldo bucato.
Passando, abbiamo visto la casa di D'annunzio.

e lungo la strada, alcune saracinesche chiuse che riportavano versi del poeta.

La guida ci ha spiegato che intorno al fiume Pescara sorgeva una grandissima
fortezza borbonica distrutta dai Savoia.

L'unica struttura originale rimasta in gran parte inalterata,
è la via delle Caserme, nel cuore di quello che oggi è il quartiere della movida;
 di cui rimane quello che, nel Seicento, ospitava magazzini, carceri o bagno penale
chiamato così perchè durante le alluvioni le stanze si riempivano d'acqua e i detenuti morivano affogati.
Qui furono rinchiusi molti carbonari abruzzesi che parteciparono ai moti contro Gioacchino Marat, nel 1848.
Le condizioni erano durissime, praticamente disumane e molti furono quelli che vi morirono.
Oggi è la sede del Museo delle genti d'Abruzzo

A Pescara nacque anche Ennio Flaiano che pare abbia ispirato il titolo del film i Vitelloni
che in Abruzzo rappresentano quei giovani di buona famiglia che passano la loro giornata nell'ozio,
tra il caffè, il biliardo, la passeggiata, gli amorazzi, i progetti vani.

Flaiano fu un grande sceneggiatore, scrittore, giornalista, umorista,
 critico cinematografico e drammaturgo italiano.
Grande collaboratore di Fellini, scrisse per lui scenografie di film famosi come: La dolce vita,
I vitelloni,Giulietta degli spiriti e molti altri.

Abbiamo quindi passeggiato per le vie del centro storico pedonale che verranno tutte lastricate così:

Con il pullman siamo quindi andati ad

ORTONA

 

Non tutte le foto sono mie, alcune sono prese dal web. Il copyright appartiene ai rispettivi autori

 

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