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Fra le donne indimenticabili come non ricordare
INDIRA GANDHI
che ha sacrificato la sua vita per il suo popolo?
La mattina del 31 ottobre 1984, mentre camminava nel suo giardino,
sorridente come sempre, con le mani sollevate e le palme unite
nel segno della preghiera,
la Grande figlia dell’ India, che tanto aveva fatto
per il suo Paese e perle donne indiane,
fu assassinata barbaramente dalla sua guardia del corpo,
quella che doveva vigilare sulla sua vita.



Chi la uccise però, non uccise solo una donna
ma un simbolo,
il simbolo dell’India che andava avanti, dimentica dei pregiudizi
e che si avviava all’unità e alla pace.
Si spense così la vita di una donna che
attraverso l’infanzia, l’amore, il matrimonio, la prigione,
la maternità ed una serie di tragedie personali e familiari
aveva continuamente sacrificato le sue speranze
ed i suoi desideri agli imperativi storici e politici imposti dal suo Paese.

 



Nata il 19 Novembre 1917 ad Allahabad,
Indira era l'unica figlia di Kamla e Jawaharlal Nehru,
primo presidente dell'India indipendente.
Indira fu preparata fin da piccola alla carriera politica
tanto che suo padre stesso la definì “la bambina della rivoluzione”. <

Nata in una famiglia ricca ed occidentalizzata
ebbe la fortuna di entrare in contatto con i poveri delle campagne
e dei ghetti cittadini, gli analfabeti, i diseredati
– tanto che “Indira è l’India”, divenne uno slogan familiare.
I nonni, gli zii (tra i quali Vija Lakshmi Pandit,
prima donna chiamata a presiedere l'ONU)
e i genitori, periodicamente venivano arrestati
per reati contro l'Impero Britannico,
costringendola fin da subito ad assumersi diverse responsabilità
come donna di casa.
Il duro trattamento cui furono sottoposti i suoi genitori
durante i lunghi periodi di prigionia,
indebolì notevolmente la salute della madre che fu costretta a trascorrere
una lunga convalescenza in Svizzera,
accompagnata dalla piccola Indira
che aveva compiuto da poco gli otto anni.

La lontananza dal paese natio e gli studi in un collegio svizzero
modificarono per sempre la sua visione del mondo.
Provenendo da una famiglia molto ricca e culturalmente all'avanguardia,
avrebbe potuto adagiarsi nel tradizionale riserbo delle donne indiane,
in attesa di un buon matrimonio, ma gli eventi familiari
e il trascorrere i primi anni dell'adolescenza
in una nazione straniera
le permise di vedere la realtà della sua nazione
con gli occhi di un'osservatrice distaccata,
capace di vedere i difettie i problemi
pur mantenendo inalterato l'amor patrio trasmessole dal padre..
Rientrata in India divenne attiva nella guerriglia
contro gli Inglesi già a 11 anni.

Come lei stessa ricorda,
in questa prima parte della sua vita
fu d'enorme importanza la vicinanza di suo padre
e del Mahatma Gandhi che non la esclusero mai dalle discussioni politiche
né dalla partecipazione attiva nelle azioni di protesta e di lotta.



A tal proposito ella disse:
"… le mie scelte furono influenzate da loro,
dallo spirito d'uguaglianza che essi infusero in me;
la mia ossessione per la giustizia viene da mio padre
che a sua volta la ricevette dal Mahatma Gandhi.
Però non è giusto dire che mio padre mi influenzò più degli altri…
Furono tutti, fu un tutto..."



In Inghilterra, dove tornò per studiare,
conobbe uno sconosciuto avvocato di Bombay, >Ferozi Gandhi,
omonimo, ma non parente, del Mahatma
che riuscì a far breccia nel cuore della giovane Indira
che fino ai diciotto anni si era professata profondamente convinta
di poter fare a meno degli uomini.
Quell'amore che poi sarebbe culminato nel matrimonio nel 1942
fu fortemente osteggiato addirittura da tutta l'India.
I motivi erano semplici:
Indira apparteneva ad una famiglia di Brahamini, di religione Indù,
mentre Ferozi era un Parsi,
discendente di un gruppo culturale fuggito secoli addietro dalla Persia
per evitare le persecuzioni mussulmane.
La differenza di religione, uno dei mali oscuri
che affliggono ancora oggi l'India, costituiva un insormontabile problema
per qualunque persona nata laggiù, tranne per Indira.
Il padre Nehru fu in principio contrario ad un matrimonio
che provocava dissidi persino tra i sostenitori del suo partito
e faceva ricevere alla sposa centinaia di lettere minatorie al giorno,
ma fu costretto a cedere all'ostinato rifiuto della figlia
di rinviare le nozze anche di un solo giorno.
Se Nehru aveva creduto che la vita coniugale avrebbe potuto cambiare
almeno parzialmente il carattere troppo irrequieto della figlia,
si dovette ricredere ben presto.
Anche Ferozi era impegnato politicamente quanto la moglie.
Da un'unione del genere non ci si poteva aspettare altro
se non una dura lotta d'opposizione all'occupazione britannica.
Già sei mesi dopo le nozze, le autorità di Sua Maestà
li avevano arrestati con l'accusa di attività sovversiva.
Indira fu condannata a 7 anni di reclusione
che furono poi convertiti in tredici mesi
di cui solo nove effettivamente scontati nelle prigioni indiane.
Il suo coinvolgimento nella lotta per l'indipendenza dell'India
fu via via maggiore e quando il grande paese
finalmente la ottenne nel 1947,
la nomina di suo padre a primo presidente della repubblica indiana
sembrava preludere ad una sua attiva partecipazione al governo.
Invece là dove non erano riusciti
né i fanatici religiosi né la polizia britannica,
riuscì la nascita in rapida successione dei suoi due figli.
Il nuovo ruolo di madre la convinse a mettere
momentaneamente da parte le sue aspettative politiche
per dedicarsi alla vita familiare.
Il distacco dalla vita pubblica durò fino al 1955,
quando le fu affidato l'incarico di prima collaboratrice del padre.
Nel 1959, un anno prima della morte del marito,
ottenne la nomina a Presidente del Partito del Congresso,
primo passo verso posti di maggiore responsabilità.
Dopo la morte del padre nel 1964 fu nominata Ministro dell'Informazione
nel governo di Lal Bahadur Shastri.
Nel 1966, il Primo Ministro morì per un attacco di cuore,
lasciando vacante l'incarico più importante dell'India.
Il partito del Congresso che possedeva saldamente la maggioranza
all'interno del Parlamento era però diviso
tra un'ala di tendenze socialiste ed una di destra moderata
guidata da Moraji Desai.
Entrambe disponevano di largo appoggio tra la popolazione,
ma nessuna delle due aveva voti sufficienti per eleggere il proprio rappresentante.
Per non correre il rischio che l'opposizione approfittasse
di queste discussioni interne
si acconsentì a designare Primo Ministro una figura di compromesso
che rispecchiasse la continuità col passato.
Quale scelta migliore di Indira Gandhi, figlia di Nehru?
Desai era convinto che Indira fosse facilmente controllabile
ed influenzabile, quindi l'ideale per esercitare il potere
restando nell'ombra.
Raramente nella storia moderna un giudizio personale fu così errato.
Una volta conquistato il posto,
Indira ebbe circa un anno per prepararsi alle elezioni del 1967.
Durante quel periodo mise in pratica una politica
decisamente aggressiva contro tutti i mali che attanagliavano il suo paese,
primo fra tutti la povertà diffusa.
Procedette ad una nazionalizzazione delle risorse minerarie e finanziarie,
che, però non furono fini a se stesse, ma preordinate
ad un più vasto progetto di ridistribuzione delle ricchezze
che le fece guadagnare l'appellativo di "Comunista"
che la irritava alquanto, poiché ella si sentiva più socialista,
dove per socialismo intendeva una politica di giustizia
più che un'ideologia.
In un periodo in cui nel mondo si poteva essere
o con i Sovietici o con gli Statunitensi,
l'India cercò una terza via, quella del non-allineamento.
Il 1966 fu anche l'anno in cui si svolse una delle più gravi carestie
che abbia mai colpito l'India.
Ebbene, seppure l'India fosse provata dalla fame e dalla sofferenza,
Indira rifiutò ogni aiuto dall'estero.
Il brillante superamento di quelle difficoltà
fu seguito da una pianificazione accurata delle nascite,
attraverso una politica demografica all'avanguardia.
Conscia dell'impossibilità di sostenere un tasso di crescita
pari ad un quinto della popolazione ogni quindici anni,
Indira adottò provvedimenti estremamente drastici
che in paesi europei non sarebbero mai stati accettati,
ma che si addicevano alla gravità della situazione indiana.
Giunse persino alla sterilizzazione maschile
decretata per legge in casi limite.
Seppure a fatica cominciò a insegnare al proprio popolo
che i figli sono una ricchezza non perché possono portare a casa
un nuovo stipendio già a sei o sette anni d'età,
ma piuttosto per il futuro migliore che potevano garantire all'India.
A chi le rinfacciava che la sterilizzazione era una pratica barbara
contraria ai diritti umani,
rispondeva che non trovava nulla di sbagliato nello sterilizzare un uomo
che avesse già otto o dieci figli,
specialmente se ciò poteva servire per far star meglio quegli stessi bambini.
Coloro che l'avevano eletta come figura di transizione
si trovarono spiazzati di fronte a tanta attività.
Più volte Indira rischiò di perdere la fiducia al Parlamento,
eppure seppe mantenersi al governo fino alle elezioni del 1967.
Il lavoro svolto in così poco tempo fu talmente apprezzato dal popolo
che la vittoria schiacciante giunse inaspettata.
La grande nazione Indiana sembrava aver iniziato la lunga strada
per diventare un vero stato moderno.
Purtroppo il sogno rischiò di infrangersi nel 1971
per il riacutizzarsi della crisi con il vicino Pakistan.
I due paesi erano stati uniti fino al 1947 sotto la dominazione britannica
e successivamente divisi in base alla religione:
Mussulmani in Pakistan e Induisti in India..
Grandi migrazioni costrinsero milioni di persone ad abbandonare
le proprie terre natie per raggiungere i correligionari.
Sfortunatamente, l'alta concentrazione di mussulmani nel Bengala Orientale,
a più di tremila chilometri dal resto del territorio destinato agli islamici
non consentiva lo spostamento verso il Pakistan Occidentale della popolazione ivi residente.
All'atto dell'indipendenza fu presa la decisione balzana
di far nascere il Pakistan così com'era, diviso in due parti,
di cui la seconda, cioè il Bengala Orientale, interamente dipendente dall'India
per quel che riguardava l'economia e le comunicazioni.
Le già precarie relazioni tra Pakistan e India
degenerarono rapidamente per l'instabilità interna dello stato di Islamabad,
profondamente diviso da rivalità politiche e personali
che si identificavano con due persone:
Mujib Rahman e Zulfikar Alì Bhutto.
Mujib pensava di avere mano libera negli affari del Pakistan Orientale.
Per due mesi costruì un'ampia rete di contatti e appoggi in preparazione della secessione,
tenendo anche discorsi pubblici al riguardo.
Si può solo immaginare quale fu la sua sorpresa
quando il 25 Marzo, il presidente Yahya dichiarò la legge marziale
senza nessun preavviso in tutto il Pakistan Orientale.
Ci furono fucilazioni e impiccagioni di massa
di chiunque fosse anche solo sospettato
di aver collaborato con loro.
Le truppe regolari si diedero al saccheggio
ed infierirono contro la popolazione locale con crudele premeditazione.
Le cifre ufficiali dei massacri parlano di 50.000 morti dal tramonto all'alba.
L'orrore causato dall'esercito spinse una marea di civili
a cercare rifugio in India.



Tra 2 e 5 milioni di pakistani orientali si riversarono in India
che, il 26 Novembre 1971 decise un intervento militare nel Pakistan Orientale.
La vittoria dell'India comportò gravi conseguenze
a livello politico da ambo le parti.
In Pakistan il presidente Yahya Khan fu costretto a dimettersi,
sostituito da Bhutto.
Il Pakistan Orientale conquistò l'indipendenza con il nome di Bangla Desh
e Indira Ghandi si trasformò in un eroe nazionale,
garantendosi la vittoria nelle elezioni del 1972.
I fantastici successi economici e militari raggiunti nel primo quinquennio
di potere influenzarono eccessivamente
l'operato della Gandhi negli anni successivi.
Ritenendo ormai consolidata la riforma industriale del paese,
sottovalutò la portata della crisi finanziaria
che attraversò il mondo nel 1973.
L'India anche se in via di sviluppo
era ancora afflitta dagli stessi problemi con cui aveva dovuto lottare Nehru.
Essi si espressero in tutta la loro gravità
in una serie di proteste popolari e sindacali.
La stagione delle tensioni che avrebbe dovuto consolidare
definitivamente il suo potere
non fece altro che velocizzarne il declino.
Il comportamento antidemocratico le valse l'alienazione
del consenso del popolo che non riconosceva più in lei
un degno successore di Nehru.
Il calo di consensi fu tanto forte che nel 1977
il partito del Congresso perse il potere.
Malgrado questo il 1980 si può considerare a tutti gli effetti
l'anno dell'apogeo di Indira Gandhi.
Fu, comunque, una gloria che fu di brevissima durata.
Già in quell'anno, infatti, il figlio Sanjay
che lei aveva voluto al suo fianco,
perse la vita in un incidente aereo.
La crescente ricchezza degli stati dell'India settentrionale
aveva fatto rinascere i sentimenti indipendentisti
delle popolazioni localimai veramente sopiti.



Tra le etnie più irrequiete si segnalarono i Sikh,
abitanti del prospero stato del Punjab.
La prosperità corrispose anche col desiderio di fondare
uno stato autonomo col nome di Khalistan.
La volontà di libertà non si basava unicamente sull'intenzione
di tenere per sé le ricchezze prodotte,
ma anche su di una profonda diversità religiosa.
I Sikh, pur essendo degli indù alle origini,
sono monoteisti e professano l'uguaglianza tra gli uomini,
rinnegando la suddivisione in caste.
Il centro del potere religiose, il Tempio d'Oro di Amritsar,
divenne anche il fulcro della dirigenza politica.
I rapporti tra governo centrale e rivoltosi Sikh
fu da principio abbastanza moderato, ma entrambe le fazioni
non avevano nessuna intenzione di arretrare dalle proprie posizioni.
Nell'estate del 1984, quando la comunità Sikh si radunò in armi a Amritsar
intorno al proprio leader, reclamando una volta per tutte l'indipendenza.
Indira giudicò che fosse passato il tempo delle trattative
e inviò l'esercito con il compito di sedare la rivolta.
L'operazione"Blue Star" fu un vero assalto
a ciò che di più sacro poteva esistere per il popolo Sikh.
Più di seicento persone furono uccise dai soldati governativi,
tra di loro anche Bindranwale,
ma fatto ancora più grave il Tempio d'Oro stesso fu danneggiato gravemente.
La risposta dei Sikh fu univoca: vendetta
e il 31 Ottobre 1984 il suo sorriso fu spento per sempre.

Rielaborazione di notizie prese su Web,
il copyright appartiene ai rispettivi autori







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