LA
CANNA
La notte in cui nacque
Gesù, gli angeli scesero dal cielo, e cantarono,
danzando girotondi a
grappoli intorno alla grotta di Betlemme.
La melodia del canto era
la più pura e toccante che mai si fosse sentita sulla terra,
ma non molti la
notarono.
Gli abitanti dei
dintorni percepirono solo un leggero brusio,
si voltarono dall'altra
parte e continuarono a dormire.
Bisogna avere un
cuore speciale per sentire il canto degli angeli.
Ma in fondo ad un
canalone, sulle rive di uno stagno, una giovane canna l'ascoltò.
Cominciò a vibrare
al ritmo della melodia, ondeggiando flessuosa con tutte le sue
fibre.
"Piantala!" brontolò
una vecchia canna, "Mi fai venire il mal di testa!". "Lasciaci
dormire", fecero eco le altre canne.
Anche fra le canne,
non tutte riescono a sentire le musiche degli angeli.
Ma la giovane
canna continuò ad assorbire quell'armonia dolcissima che scendeva
dal cielo
e ripeteva, danzando
leggera nell'aria:"Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra
agli uomini che egli ama".
Passò del tempo.
La giovane canna divenne
robusta e nodosa, ma ogni volta che il vento soffiava,
vibrava ripetendo
la lontana melodia degli angeli.
Un giorno un
giovane pastore portò le sue pecore ad abbeverarsi allo stagno.
Mentre le pecore si
accalcavano per raggiungere l'acqua, il pastore si guardava intorno.
Il suo sguardo fu
attirato dalla canna.
Da tempo voleva
fabbricarsi un nuovo flauto, perché quello vecchio era scheggiato
e il canto non era
più sonoro e nitido.
Impugnò il coltello e
tagliò la canna, la studiò un momento e cominciò ad intagliarla.
Quando lo appoggiò
alle labbra e cominciò a soffiare, il suono che uscì dal flauto
sorprese il pastore.
Era un suono limpido e
leggero, sembrava andare diritto al cuore di chi l'ascoltava.
Quella sera accanto al
fuoco, il pastore trasse il flauto dalla bisaccia e cominciò a
suonare.
Di colpo tutti
tacquero e sembrò per un attimo che anche il fuoco cessasse di
crepitare,
per ascoltare quel
suono, quella purissima melodia.
Anche il pastore era
sbalordito, gli pareva, a tratti, di non essere lui a suonare.
Era come se il flauto
andasse per conto suo e che quella melodia angelica fosse dentro le
sue fibre di legno.
Un vecchio pastore
chiuse gli occhi e mormorò:
"Mi pare di averla già
sentita, una notte, tanto tempo fa, dalle parti di Betlemme...".
Ma il flauto serbava un
segreto ancora più sorprendente.
Un giorno tra due gruppi
di pastori scoppiò una lite furibonda per ragioni di precedenza in
alcuni pascoli.
Volarono le prime
bastonate e qualche mano corse al coltello.
Colpito da una
improvvisa ispirazione il giovane pastore portò alle labbra il
flauto e cominciò a suonare.
Il suono era
apparentemente debole, ma i litiganti si fermarono, le mani strette
a pugno si aprirono
e ai pastori venne una
gran voglia di fare la pace e darsi una mano perché la vita è già
abbastanza difficile.
Da quel giorno, ogni
volta che scoppiava un litigio, i presenti chiamavano il pastore e
gli dicevano:
" Suona il flauto" e al
suono del flauto le tensioni si placavano, le voci irose si
addolcivano e le collere si spegnevano.
I cuori di ghiaccio si
scioglievano e i sorrisi rifiorivano.
Ma quale fu il destino
dello splendido strumento che racchiudeva il canto degli angeli?
Quando si sentì vecchio,
il pastore affidò il flauto al figlio.
Questi divenne celebre con il
nome di "pacificatore".
Quando pacificatore morì, il flauto passò al
figlio, che a sua volta lo lasciò al figlio
e così via per secoli,
finché un crociato lo comprò come ricordo di Terrasanta e lo portò
in Europa.
Ma nessuno si ricordava più dello straordinario potere
del flauto.
Passò di baule in baule, di eredità in eredità,
finché...
"Nonno, di chi è questo
vecchio flauto?"domandò Albi, nove anni mentre rovistava negli
scatoloni della soffitta.
"L'aveva comprato il bisnonno ad un asta di
cimeli, probabilmente è molto antico", rispose il nonno.
"Lo posso
tenere?". "Certo"."Magari è magico...", concluse Albi e cominciò a
lucidarlo con il fazzoletto.
Lo portò alle labbra, il suono era
dolce e limpido.
Il mattino dopo, Albi portò il suo nuovo flauto a
scuola.
Non faceva bella figura, era nero e opaco.
La maestra era in
ritardo e la classe in subbuglio. Riccardo e Mario si erano messi a
litigare furiosamente
e si stavano picchiando, rovesciando libri e
banchi.
Albi si rifugiò in un angolo e provò il flauto.
Un'armonia
soave e leggera avvolse i bambini.
Riccardo e Mario si fermarono
come per incanto.
"Scusami", disse Riccardo, "Facciamo la pace",
rispose Mario.
Tutti guardarono Albi, "Come suoni bene!", esclamò
Mirella,
"Io veramente ci ho solo soffiato dentro..." mormorò Albi,
arrossendo.
"Lo sapevo che era magico", pensò, felice della
scoperta.
Ma più felice era il cuore della giovane canna che aveva
conservato per secoli il canto degli angeli, senza perderne neppure
una nota.
DAL WEB
www.letturegiovani.it/semprenatale/Natale/La_canna.htm
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