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La primavera
inizia, astronomicamente parlando, il 21 marzo,
cioè il giorno in cui inizia l'equinozio di primavera.
Equinozio significa "aequa nox" e si riferisce al fatto che
in questo periodo la durata del giorno e della notte si equivalgono.
L'equinozio di primavera avviene quando la Terra si trova,
lungo la sua orbita attorno al Sole,
in uno dei due punti di incrocio tra l'eclittica (il piano della sua orbita)
e l'equatore celeste (il prolungamento ideale del piano dell'equatore terrestre).
Questo incrocio si chiama punto vernale, dal latino "ver" che significa primavera.
E questo periodo, che segna il risveglio della natura dopo il lungo sonno invernale,
è stato, per millenni, il punto focale di numerosi riti pagani ma non solo
(la pasqua, nei paesi scandinavi non cattolici rappresenta l'inizio della primavera).
Tutte le società, in particolare quelle agricole, celebravano la primavera
come una resurrezione, il momento in cui la morte cede alla vita.



Secondo gli antichi Egizi,
con l’arrivo della primavera, l’Uovo cosmico plasmato da Ptah,
da lui deposto sulle rive del Nilo e qui covato dall’oca sacra,
si apriva e ne usciva Ra, il Sole.
Il fiume viveva in simbiosi col dio solare:
“Cresce, io cresco; vive, io vivo”.



Nell’antica Grecia,
dopo l'Equinozio, si svolgevano le Adonìe,
feste della resurrezione di Adone,
bellissimo giovane amato dalla dea Afrodite
che venne ucciso da un cinghiale (forse il dio Ares ingelosito).
Adone era in realtà il dio assiro-babilonese Tammuz,
a cui i fedeli si rivolgevano chiamandolo "Adon" (Signore).
Egli dimorava sei mesi all'anno negli inferi e sei mesi sulla terra,
periodo durante il quale si ricongiungeva alla dea Ishtar,
; l'equivalente dell'Afrodite greca.
. Il suo ritorno sulla terra coincideva con la primavera
e quindi veniva festeggiato con feste solenni.
Ugualmente si festeggiava Persefone (la Proserpina romana)
che ritornava nel mondo, dalla madre Demetra (Cerere),
dopo aver trascorso sei mesi nel regno dei morti
assieme al suo sposo Ade, dio degli Inferi (Plutone).
Questo era quindi il periodo degli accoppiamenti rituali,
delle nozze sacre in cui il Dio e la Dea
(personificati spesso da un sacerdote e da una sacerdotessa)
si accoppiavano per propiziare la fertilità.
In questo periodo si usavano accendere fuochi sulle colline secondo una tradizione,
che è rimasta ancora oggi nel folklore europeo;
più a lungo rimanevano accesi, più fruttifera sarebbe stata la terra.



Presso i Frigi
vigeva il mito di Attis e Cibele:
Attis, bellissimo giovane nato dal sangue della dea Cibele e da questa amato,
voleva abbandonarla per sposare una donna mortale.
Cibele lo fece impazzire ed egli si evirò morendo dissanguato.
Dal suo sangue nacquero viole e mammole.
Gli dei, non potendolo resuscitare,
lo trasformarono in un pino sempreverde.



I popoli Celti denominavano l’equinozio di Primavera “Eostur-Monath”
e successivamente “Ostara”.
Il nome sembrerebbe provenire da aus o aes e cioè Est,
e infatti si tratta di una divinità legata al sole nascente e al suo calore.
In questo periodo venivano eseguiti riti sanguinosi
per assicurarsi la benevolenza divina.
Uno dei più crudeli era quello di legare alle zampe di un grande cavallo
due uomini e due donne (prigionieri o schiavi) e dare loro fuoco.
Durante i riti il bestiame veniva fatto passare attraverso due fuochi purificatori,
e i giovani saltavano sopra il fuoco per propiziarsi la fortuna
nella ricerca della sposa o dello sposo,
i viaggiatori cercavano di assicurarsi un viaggio sicuro
e le donne incinte un parto facile.
Presso di loro la lepre era considerata un animale divinatorio.



Per gli antichi Britanni il termine"Easter" con cui ancor oggi in Inghilterra si designa la Pasqua
si ricollegava all'antica divinità pagana dei popoli nordici,
la dea Eostre, assimilabile a Venere, Afrodite e Ishtar,
la quale presiedeva ad antichi culti legati al sopraggiungere
della primavera e alla fertilità dei campi.
A Eostre era sacra la lepre, simbolo di fertilità
e animale sacro in molte tradizioni.
Essi associavano la lepre alle divinità della luna e della caccia.



Gli antichi romani
ritenevano che Saturno (il tempo che divora i suoi figli),
in questo giorno, spandesse sulla terra il suo seme
per accenderla di nuove passioni
e celebravano la festa di Floralia, dea dei fiori e dell’abbondanza.
Anche i Romani eseguivano riti sanguinari;
si racconta che l'imperatore Adriano, per festeggiare la primavera
e propiziarsi l'abbondanza dei suoi frutti,
offrì in olocausto Antinoo, il suo bellissimo amante,
ritenuta la creatura più perfetta della Terra.
Il suo sangue poi, fu sparso nel Nilo
e il suo corpo divorato dai coccodrilli del sacro fiume.







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