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ETRUSCHI



DIVERTIMENTI

Gli Etruschi amavano molto i divertimenti e fra questi ricordiamo i giochi ginnici,
che tuttavia non avevano un posto preminente nell’educazione degli individui,
Le loro pratiche sportive più in uso erano:
il Salto con l'asta, la Corsa con le maschere (fersi),
(si dice che la maschera di Pulcinella derivi proprio dalla maschera del Phersu),
la Corsa con bastoni (che venivano passati fra di loro),
il Gioco della Truia, le cui regole sono ancora sconosciute,
(sappiamo solo che si trattava di un labirinto
dal quale uscivano due cavalieri dopo aver combattuto),
, il Salto in lungo, il Giavellotto,il Lancio del disco
(piatto, con o senza buco centrale)



la Lotta (molto simile a quelle del mondo Greco), il Pancrazio,
(un misto di lotta e pugilato che in greco antico significa "onnipotenza"
, ad indicare che il lottatore sconfiggeva il suo avversario utilizzando
tutta la sua forza e tutte le parti del corpo,
con ogni tecnica a mano nuda compresa).



il Pugilato (che veniva praticato con l'ausilio di guantoni
formati all'esterno da strisce di cuoio, ed all'interno da morbida lana)
la Competizione di carri, con quadrighe e bighe,
(durante queste esibizioni si verificavano numerosi incidenti,
per l'abitudine degli Etruschi di legare le briglie dietro la schiena).



Le pratiche sportive si svolgevano nelle compagne vicine alle città
o in aree sacre; le strutture in cui gareggiavano
erano in legno per cui non sono arrivate a noi.
Per ognuno di questi eventi si radunava un folto pubblico
composto da individui di tutte le classi sociali, uomini e donne.
Gli atleti gareggiavano sotto la direzione di un giudice,
la cui autorità era simboleggiata dallo stesso bastone ricurvo dei sacerdoti, il lituo,



Queste manifestazioni sono giunte fino a noi
attraverso le pitture tombali che consentono di farcene un'idea precisa.
I loro giochi possono essere paragonati agli spettacoli da circo dei nostri giorni
e si tenevano nelle piazze delle città o nelle pianure, tra le colline,
allo scopo di rallegrare gli spettatori.
Frequenti erano gli spettacoli di lotta: talvolta gli uomini lottavano tra loro,



talvolta si impegnavano in combattimenti con animali feroci,
come è dimostrato dagli affreschi scoperti nella tomba degli Auguri.
A volte questi spettacoli erano all'ultimo sangue
e terminavano con la morte di uno dei contendenti.
Alcuni studiosi pensano che gli spettacoli dei gladiatori
che a Roma avevano una notevole importanza,
derivassero proprio dai giochi etruschi.
Uno di questi cruenti giochi gladiatori vedeva contrapposti
in una lotta impari e mortale, un uomo con la testa infilata in un sacco,
armato di una mazza e un mastino tenuto con un lungo guinzaglio
da un uomo mascherato chiamato Phersu.



Grandi onori erano concessi ai vincitori delle gare,
che davanti ai magistrati della città ricevevano premi
a testimonianza del loro valore atletico.
Erano molto seguiti il pugilato, il lancio del giavellotto e del disco,
la corsa dei cavalli e dei carri.
Lo sport più seguito di tutti, era però la corsa delle bighe,
per il quale la passione del pubblico
raggiungeva livelli di vero fanatismo.
Esse facevano parte delle lunghe feste organizzate per la morte di una persona cara.
Queste gare, così come il banchetto funebre, il pugilato, i giochi gladiatori e le danze,
se le finanze dei parenti lo permettevano,
potevano durare un'intera settimana.
Gli Etruschi erano abilissimi cavalieri; sappiamo, infatti,
che nell’attuale Maremma erano diffusi allevamenti di agili e velocissimi cavalli.



Erano molto appassionati al gioco dei dadi, tanto è vero che nelle tombe
sono stati trovati dadi in avorio e in osso
assai simili a quelli usati ai giorni nostri.



In Etruria erano diffusi anche i giochi di società,
uno di questi prevedeva una tavola (Tabula lusoria in latino) e delle pedine:
una sorta di dama o di scacchi.
Non ne conosciamo le regole, abbiamo solo le immagini di due giocatori seduti
e intenti a muovere le pedine sulla tavola, che ci fanno intuire,
in considerazione della presenza del Kantharos (vaso per bere) in alcune di esse,
che gli incontri si potevano svolgere nell’ambito del banchetto o del simposio.



Ma essi praticavano soprattutto la pesca e la caccia,
attività queste che avevano una notevole importanza per la loro economia.
In una pittura tombale rinvenuta a Tarquinia sono rappresentati
un gruppo di pescatori che estraggono la rete dal mare



Anche sulla caccia abbiamo preziose documentazioni:
la stessa pittura di Tarquinia mostra una scena
in cui sono raffigurati alcuni cacciatori
intenti a colpire con la fionda le anatre selvatiche.



La cacciagione preferita era rappresentata però, da cervi e cinghiali
che venivano snidati con mute di cani particolarmente feroci
che pare discendessero dai mastini assiri.
Una volta caduto nella rete il cinghiale veniva abbattuto con il cosiddetto “spiedo”,
una sorta di lancia ben affilata dotata di un fermo posto sotto la lama
per impedire che il cinghiale infilzato, avvicinandosi, ferisse il cacciatore.



Essi pensavano che il cinghiale fosse una specie di spirito infernale
che vagava di notte nei boschi ...
Ucciderlo significava distruggere le forze del male.
La musica aveva un ruolo di primo piano nella vita quotidiana degli Etruschi.
Su ciò concordano le fonti letterarie e la documentazione archeologica.
Aristotele ad esempio era rimasto stupito dal fatto che gli incontri di pugilato
si svolgessero in Etruria al suono del flauto,
ma lo aveva incuriosito giustamente nella stessa misura anche il fatto
che un flautista dovesse essere presente quando veniva frustato un servo,
quando si cucinava, durante le battute di caccia.



In proposito si può ricordare che un flautista è presente
tra i personaggi intenti a preparare un banchetto nella tomba Golini I di Velzna (Orvieto)



Lo strumento preferito era il flauto doppio, ma non disdegnavano di certo lire
e cetre di sette o più corde.



Un altro celebre strumento etrusco era la tromba, la Tyrrhenica Tuba.
In grande considerazione era tenuta anche la danza
e le pitture di Tarquinia lo testimoniano bene:
spesso spettacoli di danza accompagnavano i banchetti e i simposi
e generalmente i danzatori sonono nudi.
Non mancavano certamente danze rituali, tra le quali figuravano
quelle di origine guerriera analoghe alle danze dei Salii a Roma.
Il teatro svolgeva una funzione importante e sembra risalire assai indietro nel tempo;
spettacoli teatrali erano previsti all’interno del rituale funerario aristocratico.
Conosciamo, grazie a Varrone (De Lingua Latina, V 9, 55),
anche il nome di un autore di tragedie etrusche: Volnio.
Attori etruschi sappiamo che vennero chiamati a Roma nel 364 a.c.
nell’ambito di manifestazioni organizzate
per ingraziarsi gli dei e debellare una pestilenza
(Tito Livio, Ab Urbe Condita, VII, 2,4).
In un passo Tito Livio dice che gli attori erano detti servi del re di Veio,
ma altre testimonianze, soprattutto di carattere iconografico,
sembrano avvalorare maggiormente la tesi di una autonomia degli uomini di spettacolo.
Stando alle raffigurazioni presenti sulla ceramica etrusca a figure rosse
sembra che un genere molto diffuso fosse il dramma satiresco:
in questo genere di spettacolo gli attori erano caratterizzati dall’indossare
un perizoma insieme a una coda posticcia e dal presentare
una barba folta non curata.









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